domenica 17 luglio 2022

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 



Per capire bene il senso di ciò che Gesù dice a Marta (che di una cosa sola c'è bisogno), occorre leggere l’incontro nella casa di Betania senza dimenticare ciò che è appena avvenuto al Maestro nel suo cammino verso Gerusalemme. “Chi è il mio prossimo?”, Gli ha appena domandato un dottore della legge che voleva sapere sin dove doveva estendere il dovere di amare gli altri.

 Come abbiamo visto, da parte sua, ignorando questa domanda sull’estensione del precetto, Gesù, attraverso la parabola del buon samaritano, gli ha fatto capire che, anziché domandarsi quante siano le persone da amare, deve farsi lui, prossimo. E di chiunque abbia bisogno del suo aiuto! Come quel samaritano che, lasciando da parte i suoi interessi, si era fermato a soccorrere quel povero uomo che alcuni briganti avevano lasciato mezzo morto ai margini della strada! Il verbo importante, in quella parabola, infatti, era fare.

Qui in casa di Marta, invece, il verbo che occorre sottolineare è ascoltare. È bene che Marta faccia tutto il possibile per accogliere Gesù in casa sua (è il modo giusto di ricevere i fratelli), ma, perché questo parta veramente dall’amore, c'è una cosa più importante e addirittura essenziale: sedersi ai piedi del Maestro per apprendere da Lui che, alla fine, è l’unico vero samaritano nostro.

 L’ha capito Maria di Betania, della quale Gesù dice che ha scelto la parte migliore che non le sarà mai tolta. Che solo imparando da Gesù, diventiamo veri cristiani, cioè, buoni samaritani. Fare cose buone è ciò che dobbiamo fare, perché la nostra fede sia vera, ma solo il cuore con cui le facciamo, dimostra che siamo discepoli di Gesù. Infatti, come abbiamo notato commentando la parabola, il samaritano interrompe il suo viaggio per curarsi dell’uomo ferito, solo perché, a differenza del sacerdote e del levita che, vedendolo, si affrettano a girare al largo e a passare oltre, si commuove (esplagchnísthê) degli stessi sentimenti di Gesù.

 La sorella di Marta non è il modello della contemplativa, come la tradizione ha voluto immaginarla, ma del discepolo come tale. Infatti non sta contemplando Gesù, ma “seduta ai piedi del Signore, ascolta la sua parola”. Per questo il Maestro rimprovera a Marta non tanto il suo affannarsi per molte cose, quanto e il suo reclamo contro sua sorella Maria, e persino contro di Lui. “Non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”.

 Marta ha tutte le ragioni. “Se fosse assorta come Maria”, scrive perfino santa Teresa d’Avila, “non ci sarebbe nessuno a dar da mangiare a questo Ospite divino” (Cammino 17,5). E, infatti, il rimprovero di Gesù non vuole impedirle di preparare cose buone per il pranzo. Desidera soltanto che Marta sappia, e che lo sappiamo noi che leggiamo il Vangelo, dove è da ricercare l’essenziale e la forza per fare tutto. Per questo, il Signore le dice: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.

 Gesù non parla di una cosa utile, ma addirittura necessaria e non sta riferendosi alle necessità per la vita materiale, dove molte cose sono necessarie. Dal punto di vista della vita concreta, anche Lui, ha bisogno più del cibo di Marta che delle attenzioni di Maria. Se però vogliamo sapere ciò che rimane per sempre, dobbiamo impararlo da Gesù in ciò che fa di eccezionale, cioè dare la vita per noi e per tutti.

 Ciò che rimarrà di noi non è ciò che avremo accumulato, ma ciò che avremo dato. Per il momento, Marta si limita ad accogliere l’amico con tutto il suo amore che Gesù ricambia, ma Maria, forse senza saperlo, rimanendo seduta ai piedi del Maestro, impersona tutti i discepoli.