domenica 22 maggio 2022

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 

Vi lascio la pace, vi do la mia pace


23Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

 

Come altri passaggi del quarto Vangelo, anche questo è abbastanza difficile da districare, ma lo tentiamo ugualmente. Per prima cosa bisogna sapere che Gesù sta rispondendo a Giuda, “non l’Iscariota”, che nel versetto precedente (il 22) gli ha chiesto: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?” Non si sa bene chi sia questo Giuda che, in alcune versioni, al posto della precisazione (“non l’Iscariota”) se ne trova un’altra (“il Cananeo”). Forse è il “fratello” di Gesù (Mc 6,3; Mt 13,55) autore della lettera omonima, o Giuda di Giacomo (Lc 6,16).

Tuttavia, nonostante questa incertezza sull’identificazione del personaggio, rimane l’importanza della sua domanda e, soprattutto, della risposta di Gesù che spiega il perché di questa distinzione tra “i discepoli” e “il mondo”. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”, rispose, infatti, Gesù, aggiungendo, inoltre: “Chi non mi ama non osserva le mie parole”.

Cerchiamo allora, come promesso, di capire questo gioco di parole. Essendo Gesù venuto tra noi per la salvezza di tutti, non può trattarsi del “mondo”, come “umanità”. Il rivelarsi ai “suoi” e non al “mondo”, non può, dunque, dipendere dal suo Amore, ma dal nostro e dalla nostra capacità di ascolto. “Perché ti riveli a noi e non al mondo?”, gli ha chiesto Giuda il Cananeo, e Gesù glielo spiega con queste parole: “[Perché] chi mi ama, osserverà la mia parola”.

I discepoli si suppone che amino, mentre il mondo [che qui rappresenta gli oppositori] no. “Chi mi ama [il discepolo], osserva la mia parola”, dice, infatti, Gesù. “Chi non mi ama [il mondo]”, aggiunge, “non osserva le mie parole”. Con questo, Gesù vuole dire che non basta che Egli si riveli, e neppure che Egli ami, se nessuno è interessato a questo. Bisogna essere disposti a relazionarsi con chi ci offre il suo amore e, come conseguenza, amare a nostra volta, come risulta da ciò che Gesù va aggiungendo: “Chi mi ama, osserverà la mia parola”. Sì, perché non c'è un amore unidirezionale che raggiunga il suo scopo salvifico. L’amore deve essere corrisposto o, almeno, capito col desiderio di corrispondervi.

Paolo lo dice chiaramente con queste parole, belle e categoriche allo stesso tempo: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” (1Cor 13,1-3).

Che Gesù dica che la parola che stanno ascoltando i suoi discepoli non è sua, ma del Padre che lo ha inviato, serve per comunicare tutto ciò che significa la sua incarnazione come intenzione salvifica presa insieme dal Padre e da Lui (suo Figlio) che, come ha detto in altra occasione, sono “una cosa sola”. Naturalmente, per capire questo occorre un aiuto molto forte. C'è bisogno dello Spirito Santo che è l’Amore tra il Padre e il Figlio. Gesù lo sa molto bene e lo aveva spiegato ai discepoli di allora e, ora, lo spiega a noi, ascoltatori del Vangelo: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi”, aveva detto loro, “Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

Questo insegnamento giunse per la prima volta il giorno di Pentecoste, quando lo Spirito risvegliò, nel cuore di Pietro e di molti altri discepoli riunti nel Cenacolo, il ricordo di tutto quello che Gesù aveva fatto e insegnato insieme alla comprensione dell’importanza della sua morte sulla Croce. Accadde anche a ciascuno di noi nel momento in cui diventammo credenti, ma l’ascolto dello stesso Spirito deve ripetersi tutti i giorni, nella preghiera, nella lettura dei Vangeli e lungo tutta la giornata.

Gesù termina lasciando ai suoi discepoli la sua pace che non è la semplice assenza di guerra (“Non come la dà il mondo”, disse), ma la pienezza alla luce della sua salvezza. Termina con questo dono della pace e con un’assicurazione affinché, in sua assenza, i credenti non si turbino né si sgomentino. “Vado e tornerò da voi”, dice loro. Anche i primi discepoli non torneranno più a vederlo come lo hanno conosciuto e toccato stando e mangiando con Lui, ma li assicura: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). E lo Spirito, se ci facciamo caso, continua a ricordarcela, questa assicurazione.

Ciò che Gesù aggiunge (“Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me”) non vuol dire che il Figlio sia inferiore al Padre, se non nel suo procedere da Lui, ma che, benché in Lui si sia manifestato Dio (Gv 1,18), il Padre e lo stesso Figlio, sono molto più di ciò che si può vedere con gli occhi del corpo. Per questo Gesù dice che, anziché rattristarsi, i discepoli dovrebbero rallegrarsi. Torna al Padre ed è da lì che la sua presenza accanto a ciascuno sarà ancora più piena di quanto lo sia stata sulla terra. “Ve l'ho detto ora, prima che avvenga”, li assicura “perché, quando avverrà, voi crediate”.