1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di
Dio, Gesù, stando presso il lago di Genèsaret, 2vide due barche accostate alla
sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era
di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle
folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi
il largo e gettate le vostre reti per la pesca". 5Simone rispose:
"Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma
sulla tua parola getterò le reti". 6Fecero così e presero una quantità
enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai
compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono
tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon
Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da
me, perché sono un peccatore". 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e
tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure
Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a
Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11E,
tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. (Lc 5, 1-11)
Sono tre le scene alle quali siamo invitati: Gesù che insegna alla
gente dalla barca di Simone benché non sia ancora suo discepolo (vv. 1-3); la
pesca miracolosa (vv. 4-10a) e la decisione dei pescatori di seguire Gesù (vv.
10b-11).
Iniziando da quest’ultima, bisogna notare una cosa che si trova solo
in Luca, cioè la radicalità con la quale i discepoli seguono Gesù, così
espressa: “lasciarono tutto (ἀφέντες πάντα) e lo seguirono”. A differenza di Mc
1,16-20 e di Mt 4,18-22 dove i pescatori che seguono Gesù lasciano (soltanto,
si fa per dire) le reti e i genitori, Luca dice che lasciarono tutto. Una
radicalità che non si trova solo qui, nel suo vangelo, ma anche nelle altre
occasioni relative alle chiamate di Gesù.
Così nella chiamata di Levi in 5,8, dove quel pubblicano, “lasciando
tutto (καταλιπὼν πάντα)”, si alzò e lo seguì. Così nell’invito a seguirlo fatto
al ricco che, dal punto di vista dell’osservanza religiosa, aveva fatto tutto
perfettamente. “Una cosa ancora ti manca”, gli disse Gesù, “vendi tutto quello
che hai, […] e vieni! Seguimi” (18,22). Un’esigenza che non si riferisce solo
ai dodici discepoli, chiamati a seguirlo da vicino, ma a tutti gli altri. “Vendete
ciò che possedete”, disse, ad esempio, un giorno “e datelo in elemosina; fatevi
borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e
tarlo non consuma” (12,33). E un’altra volta, ancor più severamente, disse:
“Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio
discepolo” (14,33).
Simone e i suoi compagni (Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo)
lasciano tutto e seguono Gesù dopo che questi aveva detto al primo: “Non
temere: d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Che cosa ha voluto dire Gesù
con questa espressione tanto strana? Effettivamente, nel nostro linguaggio
“pescare uomini” non suona bene, sembra quasi, anzi, una mancanza di rispetto
per la dignità umana. Due ragioni, tuttavia, possono aiutarci a capire perché
Gesù si esprime in questo modo. La prima è che, il participio del verbo
utilizzato per dire pescatore (ζωγρῶν) indica primariamente un cacciatore di
prede vive.
In questo senso, allora, “sarai pescatore di uomini”, può indicare che
l’occupazione del discepolo sarà la stessa del Maestro, e non solo quella di
conservare viva la preda, ma di portarla alla vita vera. La seconda ragione,
non meno importante, è che Gesù, parlando con pescatori che conoscono bene la
fatica e la gioia che si prova nel proprio lavoro, e dopo aver partecipato egli
stesso alla pesca, si esprime nel loro linguaggio, come continua a farlo con il
nostro, quando si rivolge a ciascuno di noi.
Alla luce di queste annotazioni, possiamo dedurre che le prime due
scene (Gesù che insegna alla gente dalla barca di Simone e la pesca miracolosa)
sono propedeutiche (introduttrici) alla chiamata. Infatti, nella prima
incontriamo Gesù che chiede di essere ospitato nella barca di Simone perché, pur
non essendo ancora suo discepolo, è precisamente dalla barca di questo
pescatore che Gesù vuole insegnare alla gente (vv. 1-3), dando, così,
importanza a Simone e agli altri due.
Che il Maestro desideri soprattutto che siano questi a rendersi conto
di chi li sta coinvolgendo, risulta ancora più chiaro quando, finito di
parlare, dice a Simone di prendere il largo e di gettare le reti per la pesca.
Simone e i suoi colleghi sono pescatori esperti e sanno molto bene quando è il
momento di gettare le reti. Oltretutto, avevano appena finito di farlo per tutta
la notte, passata senza prendere nulla, ma c'è qualcosa nella voce e nello
sguardo di Gesù che li spinge a obbedire. “Sulla tua parola getterò le reti”,
gli assicura, infatti, Simone.
Ciò che avvenne lo sappiamo. Si tratta della pesca miracolosa della
quale, a suo tempo, parla ogni evangelista. Fecero una retata tanto grande di
pesci che le reti cominciavano a strapparsi. Una pesca che richiede
l’intervento di quelli dell’altra barca. Ed è precisamente qui che si
inseriscono due fatti importanti. Il primo è che al veder questo, Simon Pietro
si gettò ai piedi di Gesù dicendo: “Signore, allontanati da me, perché sono un
peccatore”. L’evangelista ci vuol dire che Simone è già un po’ Pietro, quel discepolo,
cioè, al quale Gesù affiderà tutti i suoi discepoli, ma che, allo stesso tempo
è un peccatore come tutti, e dovrà scontrarsi più e più volte, non solo con la
sua debolezza, ma con la misericordia del suo Maestro.
Il secondo fatto da tener presente è lo stupore che prende Simone e
gli altri due (Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo) che adesso (v. 10) sono
definiti come compagni (κοινωνοὶ) e non già come semplici colleghi (μετόχοις)
come, poco prima, al versetto 7. Sono detti compagni perché hanno ottenuto la
stessa esperienza che, in futuro, comprenderanno come un rinascere fratelli
dalla stessa Parola (Gesù) alla quale hanno obbedito.
È in questo stupore che si inserisce la chiamata di Gesù agli apostoli
e a tutti gli altri. È Lui che chiama, ma bisogna aver percepito che solo in Gesù
si trovano parole di vita eterna, come dirà Pietro alcuni giorni dopo. Proprio
ciò che Gli ripetiamo e che ci ripetiamo sempre anche noi quando ci assale il
dubbio: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, e noi abbiamo
creduto e abbiamo riconosciuto che tu sei il santo di Dio” (Gv 6,68-69).