venerdì 29 ottobre 2021

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 Non sei lontano dal regno di Dio


28
Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". 29Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi". 32Lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. (Mc 12,28b-34)

 

La discussione che ha appena ascoltato lo scriba che adesso si avvicina a Gesù per domandargli a sua volta quale sia il primo di tutti i comandamenti, aveva riguardato la risurrezione dei morti. Ad alcuni sadducei che la negavano portando il caso ridicolo di chi dovrebbe essere nel giorno della risurrezione, la donna che – secondo la legge del levirato – fosse stata consecutivamente di sette fratelli, Gesù aveva risposto che si stavano sbagliando, pensando che, tra i risuscitati, gli uomini si sposassero ancora e che le donne venissero date in matrimonio.

“Non è così”, aveva più o meno detto loro il Maestro, “perché in quello stato di beatitudine tutti i risorti saranno come angeli del cielo”, e allo scriba che si avvicina ora con un’altra domanda, questa precisazione era piaciuta. Si avvicinò quindi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». A questa domanda, che secondo altri evangelisti è lo stesso Maestro a porla, Gesù risponde con le semplici parole che si leggono in due distinti testi della Scrittura e che già i rabbini erano abituati ad unire, come si deduce da Lc 10,27, dove è lo scriba a pronunciarle.

Il comandamento dell’amore verso il Signore, qui giustamente detto il primo, si trova in Dt 6,4-5, ed è precisamente l’incipit dello Shemà Israel: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il comandamento dell’amore verso il prossimo, qui detto secondo, si trova, invece, in Lv 19,18: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.

Gesù li distingue in primo e secondo, ma, concludendo che “non c'è altro comandamento più grande di questi”, li unisce in una unità inseparabile. Una cosa che lo scriba apprezza molto e glielo fa notare con queste parole: “Hai detto bene, Maestro, è secondo verità, che Egli [Dio] è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”.

A differenza dello scriba dei paralleli sinottici che fa la stessa domanda, ma per mettere maliziosamente alla prova Gesù (Mt 22,35 e Lc 10,25), il dottore della Legge che parla qui è una brava persona. Quello che crede non è molto lontano da ciò che lascerà scritto Giovanni nella sua prima lettera: «Se uno dice: "Io amo Dio" e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20).

Gesù, infatti, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. È l’unica volta nei Vangeli sinottici che Gesù apprezza uno scriba, al punto che la simpatia con cui l’evangelista Marco lo presenta sembra la stessa riservata, nello stesso secondo Vangelo, a Giuseppe d’Arimatea che andò a chiedere a Pilato il corpo di Gesù eche aspettava anch'egli il regno di Dio” (Mc 15,43).

In questo paragrafo del Vangelo sembra che Gesù non aggiunga nulla sull’amore, dal momento che è lo scriba a dirgli che si è espresso bene, ma il non sei lontano dal regno di Dio”, oltre che un apprezzamento e un invito, è anche una precisazione. Per Gesù, infatti, l’amore del prossimo non si limita ai fratelli ebrei o cristiani che siano, ma a tutti, nemici compresi. Per questo gli dice: “Non sei lontano dal regno di Dio”.

Come al giovane ricco mancava solo una cosa (seguire Gesù) anche a quest’altra persona onesta e pia, manca la stessa cosa, pur non essendo lontano, come quello, dal poterlo seguire. È forse per avere detto questo (“Non sei lontano dal regno di Dio”) che, come conclude l’evangelista, “nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo”? Per timore che li sollecitasse a seguirlo più da vicino? In questo caso, fino a un certo punto, potrebbe essere anche il nostro problema.

Con questa affermazione (“Non sei lontano dal regno di Dio”) il Signore continua a provocarci affinché cerchiamo di capire sempre meglio cosa significa essere suoi discepoli. In ciascuno di noi, anche se cristiani e seguaci di Cristo, ci dovrebbe, dunque, sorgere questa domanda: “Cos’è che ancora mi manca?”.

p. Bruno Moriconi ocd