martedì 17 marzo 2020

Il giudice carmelitano

L’11 gennaio è tornato alla Casa del Padre a 90 anni, all’Ospedale Santa Croce di Cuneo dove era ricoverato da qualche giorno, Antonio Calabrese, che fino al 1996 ha guidato la Pretura di Cuneo. Napoletano di nascita diventato e rimasto cuneese, magistrato di Cassazione, ha svolto funzione di giudice in materia civile e penale presso la Pretura di Cuneo prima di assumerne la direzione. Magistrato di grande capacità ed intelligenza, ha sempre amministrato la giustizia con grande umanità e con il massimo rispetto per le posizioni delle parti, al di là dei freddi aspetti codicistici. Era noto per le sue sentenze, prive di fronzoli, essenziali ma complete nel­la descrizione dei fatti e nella motivazione delle decisioni, e poche volte lasciavano spazio all’appello, soprattutto in materia penale o di tutela dei minori.
“Calabrese ha saputo conciliare, cosa non troppo facile per un giudice, l’esigenza di far rispettare la legge ed il senso religioso della vita, vista come dono quotidiano del Signore, e quindi meritevole, anche nel momento della necessaria limitazione della libertà, o delle scel­te attinenti l’altrui vita, del massimo rispetto”.
Calabrese era anche terziario carmelitano; vedovo da tempo, lascia quattro figli: Mario, Luca, Michele e il più giovane Paolo, che è padre carmelitano a Torino. 

“Noi della Comunità di Mondovì abbiamo un ricordo particolare di Antonio Calabrese perché per vari anni ne ha fatto parte ed è stato anche maestro di formazione: da autentico Carmelitano ha reso Gloria a Dio unendo la spiritualità del Carmelo nella testimonianza della vita e nella professione.”.

“Una preghiera cara al papà di Padre Paolo; ha raggiunto finalmente la sua amata moglie che lo ha preceduto tanti anni fa quando i figli erano ancora molto giovani. Era una persona di preghiera. Amava il Carmelo”.