lunedì 22 luglio 2019

Biografia, scritti di Giovanni della Croce. Il rapporto con S.Teresa

Conosciamo oggi Giovanni della Croce le cui parole ci guideranno da domani nel percorso formativo che si svolgerà ad Avila. Alla fine del profilo biografico troverete alcuni file da scaricare.

LA SUA BIOGRAFIA

Nel 1542 Giovanni nasce a Fontiveros, un borgo della Castiglia, in Spagna, il padre è un nobile di Toledo, Gonzalo de Yepes, cacciato di casa e diseredato per aver sposato una povera tessitrice di seta, Catalina Álvarez. È per questo che sono poveri, e lo diventeranno ancor di più alla morte del padre. Catalina parte verso le terre toledane per chiedere aiuto ai familiari di Gonzalo: va a Torrijos, ma senza esito; prosegue fino a Gálvez, dove il medico del paese accoglie Francesco. Catalina ritorna a Fontiveros con Giovanni. Dopo un anno va a Gálvez e ritorna a casa con Francesco e Giovanni perché le cose non erano andate bene. Si trasferiscono ad Arévalo, ma ritornano probabilmente a Fontiveros per partire verso Medina del Campo.
Data la povertà, Catalina può far entrare il piccolo Giovanni nel Collegio della Dottrina dove nel periodo tra il 1551 e il 1559 ha una formazione culturale ed artigiana. Viene anche ammesso come infermiere nell’Ospedale della Concezione o “de las Bubas” (dei tumori), ed è pure alunno esterno del Collegio dei Gesuiti dal 1559 al 1563. 
Giovanni quindi negli anni della giovinezza e della formazione fa il falegname, il sarto, il pittore e l'intagliatore, l'accolito della Chiesa della Maddalena, il commesso e l'aiutante infermiere, ma manifesta fin da allora un’inclinazione alla carità verso i poveri e ancora di più verso la preghiera contemplativa.
 Nel 1563 entra nell’Ordine del Carmelo di Sant’Anna a Medina come novizio e professa l’anno seguente. Subito passa a studiare nell’Università di Salamanca: tre anni di filosofia come alunno ordinario e uno di teologia (1567-1568). Quest’ultimo, dopo l’incontro con Santa Teresa a Medina durante le vacanze del 1567. La Santa lo distoglie dall’idea di farsi certosino. 
Accetta la richiesta della Madre perché entri nella nuova famiglia carmelitana che sta organizzando, però le pone la condizione che la faccenda non vada per le lunghe. Santa Teresa aveva per lui una grande considerazione, chiamandolo il suo "piccolo Seneca", con scherzoso ma affettuoso riferimento alla sua corporatura esile, e definendolo "padre della sua anima". 
Il 9 agosto 1568, dopo numerosi colloqui con Teresa, va con lei a Valladolid per la fondazione di un monastero delle Carmelitane Scalze e vi rimane fino a ottobre, informandosi dettagliatamente sulla nuova vita riformata; all'inizio di ottobre va a Duruelo (Segovia), adattandovi un cascinale a primo convento dei Carmelitani Scalzi; il 28 novembre, I domenica d'Avvento, vi inaugura la vita riformata. 
A Duruelo, Giovanni della Croce è nominato primo maestro dei novizi della Riforma e con quest’incarico si trasferisce a Mancera, dove la comunità si é trasferita definitivamente nel 1570. Nello stesso anno, è chiamato a riorganizzare il noviziato degli scalzi di Pastrana (Guadalajara). Ritorna a Mancera. 
Nell'aprile del 1571 è destinato ad Alcalà de Henares come Rettore del primo Collegio di Carmelitani Scalzi, recentemente fondato. L’anno seguente, probabilmente in maggio, è richiesto da santa Teresa come confessore del grande monastero dell’Incarnazione, ad Avila, di cui ella è priora. 
Ad Avila trascorre cinque anni, si rende famoso come esorcista per il suo potere contro gli spiriti maligni e come insigne direttore spirituale. Nel dicembre del 1577 ad Avila è preso a forza dai carmelitani calzati che lo imprigionano nel convento di Toledo: vi rimase rinchiuso per più di otto mesi, sottoposto a maltrattamenti e torture fisiche, psicologiche e spirituali, trovando peraltro l'ispirazione per comporre alcuni dei suoi poemi mistici più noti e riuscendo alla fine a fuggire, tra le 2 e le 3 del mattino del 17 agosto 1578, in modo assai avventuroso. 
Nel 1578 ad Almodovar del Campo (Ciudad Real) partecipa al capitolo degli Scalzi, dove viene nominato superiore del convento del Calvario (Jaen). Parte per il nuovo convento in Andalusia e da lì, nel 1579, fonda il convento-collegio dell’Ordine nella città universitaria di Baeza, ove sarà Rettore. Nel gennaio del 1582 è trasferito a Granada e qui, nel convento dei Santi Martiri, è nominato per tre volte priore. Nel 1585 è Vicario Provinciale dell’Andalusia. 
Ad Alcalà de Henares partecipa al Capitolo della separazione in cui è eretta la Provincia indipendente dei Carmelitani Scalzi; e qui viene eletto terzo Definitore. 
Nel 1584 termina a Granada la prima redazione del Cantico Spirituale, mentre in questi anni redige e perfeziona i suoi principali trattati spirituali. Partecipa ai successivi Capitoli: Almodovar 1583, Lisbona-Pastrana 1585, Valladolid 1587, Madrid 1588. 
Nel Capitolo del 1588 è la seconda autorità dell’Ordine e come tale si trasferisce a Segovia come membro del nuovo Governo della Consulta, presiedendo le sessioni quando è assente il Vicario Generale Nicola Doria. Costruisce un nuovo convento a Segovia. 
Nel 1590 prende parte al Capitolo Generale straordinario a Madrid opponendosi alle misure estremiste del P Doria nei riguardi delle Scalze e del Padre Graciàn. Poi torna a Segovia. Nel 1591 assiste al Capitolo Generale ordinario che si apre a Madrid il 1 giugno. Esce dal capitolo senza uffici. Chiede di andare in Messico, ma i Superiori gli offrono il priorato di Segovia, che però non accetta e viene così destinato alla Provincia di Andalusia dove lo accompagnano l’abbandono e una sorda persecuzione.
 Il 10 agosto del 1591 arriva come suddito alla Peñuela , un mese dopo si ammala e il 28 settembre parte ammalato per Ubeda (Jaèn), dove trascorre gli ultimi mesi di vita. Soffre non poco a causa del priore del convento e per l’infame persecuzione di Diego Evangelista. Muore ad Ubeda il 14 dicembre del 1591.
 Il suo corpo è traslato a Segovia nel 1593. 
Viene dichiarato Beato nel 1675 e proclamato Santo nel 1726 
Nel 1926 è proclamato Dottore della Chiesa 
Nel 1952 viene dichiarato patrono dei poeti spagnoli .
Nel 1990 Giovanni Paolo II firma la Lettera Apostolica  in occasione del IV Centenario della morte di S. Giovanni della Croce. in cui sottolineò "Giovanni della Croce cercò di realizzare nel suo tempo una autentica pedagogia della fede".