Convegno di Montecompatri
Intervento del Delegato Generale, p. Alzinir Francisco Debastiani
La lezione di Maria
Carissimi confratelli,
Siamo
qui in questi giorni per condividere nostra fede in Gesù e la nostra comune vocazione al
Carmelo Teresiano. È bello condividere la stessa fede ricevuta nel Battesimo.
Quando questa arriva al cuore, ci porta
alla scoperta della gioia come frutto dello Spirito del Signore che ci spinge a
vivere il suo messaggio insieme agli altri e condividendolo nell’apostolato.
Nell’Ordine
abbiamo la presenza costante della Vergine Maria, Madre nella fede del Verbo
incarnato, il quale Lei ha accolto nel grembo.
E proprio nel Vangelo che appena l’abbiamo
ascoltato appare questo legame tra l’ascolto nella fede della Parola e il vero
gaudio che ne deriva di esso, quando Gesù afferma davanti all’esclamazione di
una donna dalla folla che intende esaltare il grembo che lo ha portato e il
seno che lo ha allattato. Gesù invece rivela
il segreto della vera gioia: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di
Dio e la osservano» (Lc 11,28).
Gesù fa vedere che la vera grandezza di Maria è
l’ ascolto e l’osservanza della Parola di Dio. Allora, questa risposta di Gesù apre
anche a ciascuno dei credenti la possibilità di partecipare a quella gioia che
nasce dalla Parola ascoltata e messa in pratica (cf. VD 124), e porta ad avere un’esistenza
totalmente modellata dalla Parola, se ci inseriamo in quel mistero che è la “peregrinazione nella fede”
(LG 58), secondo l’esempio di Maria, Madre e Sorella. Anche a noi se ci lasciamo trasformare dall’amore di Cristo,
il Padre e lo Spirito prendono dimora nel nostro cuore (cf.: Gv 14,23; VD 28;
Cost. OCDS 30).
Ma vorrei
condividere con voi alcuni pensieri in più sulla Madonna, che
in Brasile giusto oggi la ricordiamo col nome di “Aparecida” – vuol dire, Apparsa, che ha anche dato il nome della
città dove si trova il Santuario Nazionale, tra Rio e S. Paolo.
La
storia della devozione incomincia con il ritrovamento dell’immagine
nell'ottobre 1717, nelle acque del fiume Parnaiba. La statuetta
è trovata da tre pescatori che in
un giorno di pesca infruttuosa tirano su una statuetta di argilla di Maria
priva di testa. Dopo aver gettato nuovamente le reti, pescano la parte mancante
e ne compongono un’immagine della Immacolata. Gettano le reti un’altra volta e
hanno pesci in abbondanza. Per quindici anni la statua rimase nella casa di
uno di loro, dove i vicini si riunivano per pregare il rosario. La devozione
cominciò a diffondersi nello stato di San Paolo e dopo in tutto il Brasile. Oggi
è uno dei grandi centri di pellegrinazione mariana in Brasile, con
circa di 12 milioni di visite all’anno. Il Papa Francesco vi è andato il 24 luglio
scorso per affidare alla Madonna la GMG di Rio.
E qui
vorrei ricordarvi alcuni dei suoi pensieri in cui, partendo della storia di Aparecida, Papa Francesco fa delle bellissime riflessioni e coglie un simbolo per la missione della Chiesa.
In particolare lo fa nell’incontro con i vescovi della Conferenza Episcopale il
27 luglio. Penso che le sue riflessioni possono aiutarci.
Aparecida è come
una lezione perenne di Dio su se stesso
e sul suo modo di agire. Una lezione dell’ umiltà di Dio. La ricerca dei pescatori con i suoi mezzi semplici,
la barca, la rete, con il suo risultato fallito ci fa vedere che, quando Dio
vuole, Egli stesso nel suo Mistero si lascia scoprire: le acque profonde
nascondono la possibilità di Dio. “Lui arriva di sorpresa, chissà quando non Lo si
aspettava più. La pazienza di coloro che lo attendono è sempre messa alla
prova. E Dio è arrivato in modo nuovo,
perché Dio è sorpresa: un’immagine di fragile argilla, oscurata dalle acque
del fiume, anche invecchiata dal tempo. Dio entra sempre
nelle vesti della pochezza”. “C’è qui un insegnamento che Dio ci vuole
offrire. La sua bellezza riflessa nella Madre, concepita senza peccato
originale, emerge dall’oscurità del fiume. In Aparecida, sin dall’inizio, Dio
dona un messaggio di ricomposizione di ciò che è fratturato, di compattazione
di ciò che è diviso. Muri, abissi, distanze presenti anche oggi sono destinati
a scomparire. La Chiesa non può
trascurare questa lezione: essere strumento di riconciliazione.”
Poi Papa
Francesco aggiunge: «Le acque sono profonde e tuttavia nascondono sempre la
possibilità di Dio”. E Dio arriva di sorpresa e siamo chiamati a “lasciarsi sorprendere da Dio. Chi è uomo, donna
di speranza - la grande speranza che ci dà la fede - sa che, anche in mezzo
alle difficoltà, Dio agisce e ci sorprende. I pescatori
non rifiutano o svalutano quella fragilità buttando via i pezzi della statua
rotta; portano a casa questa statuetta, che è accolta nella sua casa.
E i
pescatori rivestono la statuetta della Vergine pescata, come se lei avesse
bisogno di essere riscaldata. Quindi chiamano i vicini e si riuniscono intorno
ad essa per pregare: “Dio chiede di
essere messo al riparo nella parte più calda di noi stessi: il cuore. Poi è
Dio a sprigionare il calore, di cui abbiamo bisogno”. “I pescatori
coprono quel mistero della Vergine con il manto povero della loro fede.
Chiamano i vicini per vedere la bellezza trovata; si riuniscono intorno ad
essa; raccontano le loro pene in sua presenza e le affidano le loro cause”.
È questa, paradigmaticamente, l’esperienza della comunità ecclesiale. “La Chiesa ha sempre l’urgente bisogno di
imparare: Le reti della Chiesa sono
fragili, forse rammendate; la barca della Chiesa non ha la potenza dei grandi
transatlantici che varcano gli oceani. E tuttavia Dio vuole manifestarsi proprio attraverso i nostri mezzi, mezzi poveri,
perché sempre è Lui che agisce”.
Poi
aggiunge un altro pensiero: “il risultato del lavoro pastorale non si appoggia sulla
ricchezza delle risorse, ma sulla creatività dell’amore. Servono
certamente la tenacia, la fatica, il lavoro, la programmazione,
l’organizzazione, ma prima di tutto bisogna sapere che la forza della Chiesa non abita in se stessa, bensì si nasconde
nelle acque profonde di Dio, nelle
quali essa è chiamata a gettare le reti.…
Un’altra lezione: la
Chiesa “non può allontanarsi dalla semplicità, altrimenti disimpara il linguaggio del Mistero e
resta fuori dalla porta del Mistero, e, ovviamente, non riesce ad entrare in
coloro che pretendono dalla Chiesa quello che non possono darsi da sé, cioè
Dio. … Senza la grammatica della semplicità, la Chiesa si priva delle
condizioni che rendono possibile “pescare” Dio nelle acque profonde del suo
Mistero”.
Carissimi, abbiamo nella Madonna il
modello perfetto del credente. “Ella ci insegna ad
ascoltare la Parola di Dio nella Scrittura e nella vita, a credere in essa in
tutte le circostanze per vivere le sue esigenze” (Cost. OCDS 29). Lei ci insegna a credere con tutto il cuore, a lasciarci sorprendere da Dio, ad
accogliere la sua Parola che è suo Figlio Gesù e ad affidarsi a Lui nella
amicizia. Di questa amicizia ci
viene la forza per attuare il suo comandamento di amare come Lui
ci ha amato. E di qui avremmo la forza creatrice che costruisce il Regno, la
Chiesa, le nostre famiglie e le nostre Comunità…
Montecompatri, 12 Ottobre 2013
Fr. Alzinir Francisco Debastiani - OCD