sabato 31 dicembre 2022

Meditiamo il Vangelo della Domenica, Ottava di Natale

 



Iniziamo l’anno con Maria, invocata come Madre di Dio, un titolo insensato se Ella non fosse una cosa sola col Figlio Gesù, che è Figlio di Dio Padre, ma ha anche i suoi tratti e le assomiglia. Nella pienezza dei tempi, il Padre ha mandato suo figlio a nascere da donna, si legge in Gal 4,4, e quando, nell’Ave Maria, la invochiamo come: “Santa Maria, Madre di Dio”, sappiamo di accedere direttamente alla porta della Trinità, dove la vediamo accanto al Figlio, un tutt’uno con Lui che, nascendo da Lei, è diventato nostro fratello.

 È mediatrice, non tra noi e Lui, unico mediatore, ma all’unisono con Lui, essendone la madre. Se su questa terra, non poté comprenderlo sempre del tutto, ora lo sa meglio di tutti ed è al suo fianco, segno di consolazione e di sicura speranza anche per noi, pellegrini su questa nostra terra.

 Non è una dea, ma la madre umana del Figlio di Dio e, come tale, entrata nella generazione divina. “Termine fisso d’eterno consiglio”, come la designa Dante, è da sempre nel progetto di salvezza che il Padre ha per tutti noi, pensati nel Figlio Suo e, quindi, in Maria, sua madre. Per questo, con le parole che la tradizione ha aggiunto alla parte evangelica dell’Ave (la prima parte), ci rivolgiamo a Lei, nella seconda, invocandola come “Santa Maria, Madre di Dio”.

Il brano evangelico scelto per oggi (Lc 2,16-21) evidenzia soprattutto come, da madre, Maria abbia seguito il Figlio dalla nascita al Calvario. Ha conservato e soppesato tutto ciò che gli è andato accadendo e che veniva detto su di Lui. In questa occasione, mentre tutti si rallegravano per ciò che i pastori avevano visto e raccontato, "Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore". Questa annotazione è stata, tuttavia, scritta, poiché è in questo atteggiamento che Maria andò avanti per tutta la vita. Partecipando come nessun altro al mistero di Cristo, ma anche nel bisogno di vedere tutte le cose, buone e cattive, che accadevano e sarebbero continuate ad accadere, alla luce della certezza della fede che aveva e conservava nel suo cuore.

 "Queste cose" sono eventi e parole allo stesso tempo, e Maria ha continuato in questo atteggiamento fino alla croce. Ed è anche per questo motivo che celebriamo Maria come Madre di Dio. Non tanto per onorarla, di cui, peraltro, non ha alcun bisogno, ma per prendere coscienza della nostra dignità di fratelli e sorelle di Gesù, Figlio suo e di Dio e imparare a seguirlo come Lei lo ha seguito.

Se il Figlio di Dio diventa Figlio di Maria, diventa allo stesso tempo nostro fratello, e in virtù di questa relazione diventiamo figli di Dio, suo Padre, e figli di Maria, sua Madre. Non sarebbe stato necessario esplicitarlo, ma Gesù, prima di morire sulla croce, ha voluto esprimerlo chiaramente, affinché rimanesse scritto nel Vangelo per noi. "Donna", le disse indicandole il discepolo amato che rappresentava tutti noi, "ecco tuo figlio". Le disse così, e poi, rivolgendosi al discepolo che ci rappresentava, indicandogli Maria, gli disse: "Ecco tua madre".

Da parte sua, anche lì, Maria non disse una parola, ma, come aveva accettato il Figlio dalla mano del Padre, ha accettato e continua ad accettare noi dalla mano del Figlio Gesù che, nascendo da lei (nuova Eva), è diventato nostro fratello. Neppure il discepolo che ci rappresentava disse qualcosa, ma indicandoci ciò che conviene fare, da quel momento, accolse Maria "come sua".