sabato 2 aprile 2022

Meditazione sul Vangelo della V Domenica di Quaresima

 Va' e d'ora in poi non peccare più

 

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". 11Ed ella rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più". (Gv 8, 1-11)

 

Questo dolce episodio della donna adultera, benché del tutto unico, evoca quello della peccatrice di Lc 7,37-38 e quello di Susanna nel capitolo 13 del libro di Daniele. Pare che sia stato inserito nel quarto Vangelo solo in un secondo tempo, dato che non compare nei più importanti e antichi codici e ha più lo stile del Vangelo di Luca, giustamente detto “l’evangelista della misericordia”. Un fatto, questo, che non pregiudica per nulla la sua storicità e la sua coerenza anche con il quarto Vangelo, dal momento che è una conferma dell’attitudine costante di Gesù che, precisamente pochi versetti più avanti, dirà ai farisei che lo accusavano: “Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno” (Gv 8,15). Non ci giudica perché, a Lui come al Padre, interessiamo noi e la nostra possibilità di fare il bene.

Le parole d’inizio del capitolo (“Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi”) presuppongono quelle della fine del precedente (“E ciascuno tornò a casa sua”) relative ai farisei che lo avevano contestato come Messia il giorno prima (Gv 7,40-53). Lette insieme, come dovrebbe essere, l’introduzione al nostro episodio della donna adultera suonerebbe così: “[I farisei] tornarono ciascuno a casa sua e Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi”.

Il monte degli Olivi che, nei Vangeli sinottici compare tre o quattro volte, in quello di Giovanni compare solo qui, ma, da parte di Luca sappiamo che, negli ultimi giorni della sua vita, Gesù soleva passar la notte su questo monte. “Durante il giorno insegnava nel tempio”, scrive il terzo evangelista, “la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi” (Lc 21,37).

Una annotazione che rende più chiaro il fatto che, “al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare”. È precisamente mentre Gesù sta insegnando nel tempio (nel cortile del tempio dove avevano accesso tutti, naturalmente), che “gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio” e vogliono che Gesù pronunci il suo parere.

Gliela portano e gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Che lo chiamino Maestro con cattiva intenzione, risulta chiaro dall’annotazione che segue, cioè, che “dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo”. La tattica utilizzata qui è per tendere una trappola a Gesù come nel caso dell’imposta a Cesare in Mc 12,13-17. Prendendo, infatti, la difesa della donna peccatrice, Gesù si metterebbe contro la legge di Mosè e, condannandola alla lapidazione, contro la legge dei Romani.

Gesù, però, è Gesù!

E come nel caso dell’imposta (Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”) sa come muoversi. Improvvisamente, si china e si mette a scrivere con il dito sulla sabbia. Come è possibile dedurre dal verbo usato qui e solo qui in tutto il Nuovo Testamento (katagraphô) non si tratta di scrivere qualcosa, ma di tracciare segni o, come lo intesero alcuni Padri basandosi su Geremia 17,13 (chi si allontana da te rimane scritto nella polvere), come un gesto di registrazione. L’interpretazione però più semplice e probabile, è che Gesù desideri prender tempo per riflettere Lui, e lasciare a tutti il tempo di pensare a ciò che stanno chiedendo.

Oltre ad essere santo, Gesù è anche molto intelligente.


Siccome insistevano a domandare il suo parere, si alzò e propose che chi fosse senza peccato tirasse la prima pietra. Disse questo e chinatosi un’altra volta, continuò a tracciare segni nella polvere del suolo. Quelli che avevano voluto tendere un tranello a Gesù, rimasero da Lui intrappolati. Chi avrebbe potuto dichiararsi innocente con il pericolo di essere smascherato dagli altri? Infatti, “udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo”. Rimangono solo la donna e Gesù o, come dirà sant’Agostino giocando con le parole, la misera e la misericordia.

È così, perché Gesù non è venuto per condannare, ma per portare misericordia, guarire i malati e i peccatori.

Una volta che tutti se ne sono andati, alzatosi di nuovo, alla donna ancora piena di paura: “Dove sono?”, domanda. “Nessuno ti ha condannata?”. “Nessuno, Signore”, risponde sorpresa la donna. “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.