domenica 17 aprile 2022

Meditazione sul Vangelo della Domenica di Risurrezione


Due di loro erano in cammino verso Emmaus

Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: "Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?". Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Cleopa, gli rispose: "Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?". 19Domandò loro: "Che cosa?". Gli risposero: "Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". 25Disse loro: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: "Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto". Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l'un l'altro: "Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?". 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!". 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

“In quello stesso giorno” si riferisce al primo giorno della settimana che, da quel momento in poi, si chiamerà domenica, cioè, “del Signore”. Fu il primo giorno della settimana, quando, all’alba, alcune discepole erano andate al sepolcro portando gli aromi che avevano preparato per il corpo di Gesù, ma Lui non era più nel sepolcro. La pietra d’ingresso era stata rotolata via e, entrando, esse non avevano trovato il corpo del Signore. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo, e altre. “Non è qui, è risorto”, avevano detto loro due misteriosi uomini con vesti splendenti. Tornando in fretta avevano annunciato tutto questo agli Undici Apostoli e agli altri discepoli, ma essi le avevano prese per deliranti e non avevano creduto loro.

Ora l’evangelista Luca vuole portarci in un’altra direzione. “In quello stesso giorno”, scrive, “due di loro”, cioè, degli altri discepoli che, come gli undici apostoli, non avevano preso per vero il racconto delle donne, erano in cammino verso la loro casa, in un paese chiamato Emmaus, distante da Gerusalemme circa sessanta stadi (più o meno 7 miglia o 11 chilometri). Sono solo due, ma rappresentano gli Undici Apostoli, tutti i discepoli di quel tempo e tutti i credenti di ieri, di oggi e di domani, noi compresi, naturalmente. Non sono soli però perché, senza poterlo riconoscere con gli occhi del corpo, Gesù risorto li accompagna.

Il primo, Cleofa, secondo il quarto Vangelo, potrebbe essere lo sposo della Maria presente sotto la croce (Gv 19,25), mentre l’altro potrebbe essere il Filippo che negli Atti degli Apostoli verrà scelto come uno dei sette diaconi (At 6,5). Possono essere questi come no, ma non è la loro identificazione storica ciò che deve interessare al lettore, perché, anche se erano persone certamente conosciute tra i primi cristiani, ora sono lì, come abbiamo appena detto, per rappresentare tutti i credenti.

“Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”. Questa incapacità si riferisce quasi sempre allo stesso mistero, cioè, alla necessità della passione. "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo”, aveva detto varie volte mentre i discepoli stavano con Lui, “verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà” (Lc 18,31-33). “Ma quelli non compresero nulla di tutto questo” aveva annotato Luca. “Quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto” (Lc 18,34)

La stessa cosa adesso lungo il cammino di Emmaus. Ciò che prevale nei due discepoli è la mestizia e la delusione. Anzi, si rattristano ancor più nel vedere che quel compagno non sa nulla di ciò che è avvenuto. “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?", gli dice Cleofa. E, al misterioso pellegrino che, da parte sua, sta al gioco, spiegano che si tratta di Gesù il Nazzareno, un profeta potente in opere e parole, ma che, nonostante ciò, era stato purtroppo consegnato alle autorità che lo avevano crocifisso.

A questo punto, Gesù li rimprovera, li tratta da stolti e ottusi per non aver creduto alle profezie e a ciò che Lui stesso aveva loro predetto molte volte andando verso Gerusalemme. Cominciando allora da Mosè, Gesù aggiunse altre testimonianze delle Scritture, ma nulla. Essi rimasero con la loro tristezza. Quando, tuttavia, giungendo nei pressi del loro paese, Gesù finge di voler proseguire il cammino, gli offrono di fermarsi con loro. “Resta con noi”, gli dicono, “perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”.

Un invito (Resta con noi, perché si fa sera) che è giunto ad essere una delle preghiere più tipiche dei cristiani, sicuri che Gesù non desidera altro che fermarsi in nostra compagnia. “Guarda”, dice Gesù alla Chiesa di Laodicea, la più infedele delle sette dell’Apocalisse, “io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Proprio ciò che fece quella sera a Emmaus.

Lo invitarono ed “Egli entrò per rimanere con loro” e ai due si aprirono gli occhi prima impediti. Il modo con cui prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e glielo diede, ricordò loro ciò che aveva fatto e detto nell’ultima cena: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). “Allora”, scrive Luca, “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista”.

Una annotazione molto importante perché le due cose (il vederlo e lo sparire ai loro occhi) costituiscono anche la nostra fede. Riconosciamo Gesù vivo nell’Eucaristia e sappiamo che cammina sempre con noi, ma allo stesso tempo non lo vediamo, perché si trova nella condizione spirituale della quale parla, ad esempio, Paolo ai Corinzi. Rispondendo a chi gli domandava con che corpo risusciteranno i morti, Paolo rispose dicendo che “come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste. […] È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità ” (1Cor 15,49.53).

Agli Apostoli, per “quaranta giorni”, Gesù continuò ad apparire con segni più evidenti che a noi. Loro dovevano essere i testimoni oculari del Figlio di Dio incarnato, ma, fondati nella stessa fede, i santi e tutti gli altri credenti continuano con la stessa certezza nel cuore. La certezza di una presenza che, ai due di Emmaus, fece esclamare: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”.


Riconosciuto il Signore, infatti, non possono far altro che correre e – nonostante la stanchezza e il lungo percorso – tornare a Gerusalemme, a comunicare la loro gioia agli Undici e ai loro compagni. Pensano di essere i soli a sapere che Gesù è risorto, ma non è così. Anche quelli di Gerusalemme lo sanno e lo confermano. “Il Signore è risorto ed è apparso a Simone”, dicono con grande gioia.