- 19 GENNAIO 2019 –
CONVENTO S.PIETRO DI SAVONA
Quest’anno
il primo Incontro di formazione Provinciale OCDS è coinciso con la vista
canonica del Vicario Generale dell’Ordine Padre Agusti’ Borrell . Durante l’Incontro Padre Borrell ha presentato una conferenza dal titolo: “Il
laico ocds e le beatitudini alla luce della Gaudete et Exsultate”. Presenti
piu’ di ottanta fratelli e sorelle provenienti da tutte le Comunità della
Provincia. Una breve presentazione da parte del Padre Provinciale p. Saverio ci
ha consentito di conoscere il suo vissuto all'interno dell'Ordine : 59 anni, ha
conseguito la Licenza e il Dottorato al Pontificio Istituto Biblico di Roma,
dedicandosi soprattutto all’insegnamento nella sua Provincia ed in Spagna. Ha
ricoperto per due trienni la carica di Provinciale a Barcellona, poi e’ stato
Provinciale della Provincia unificata Iberica.
Al Capitolo Generale di Fatima e’ stato eletto Primo Definitore e
Vicario Generale di Padre Cannistrà. Con gli altri Definitori collabora con il
Padre Generale al governo dell’Ordine. E’ di sede a Roma presso la Casa
Generalizia. Tra i compiti principali ha quello di compiere le Visite alle
Province Italiane ed Europee. P. Augustì ci ha ricordato innanzitutto il
compito principale del Consiglio Provinciale, coordinare la vita delle Comunità
che, come prevedono le Costituzioni, sono autonome per il governo e per la
predisposizione delle loro attività.
Quest’anno negli Incontri le Comunità leggeranno ed approfondiranno la
Lettera Apostolica Gaudete et Exsultate.
Il Consiglio Provinciale in questi ultimi tempi, secondo le indicazioni
provenienti dal centro dell’Ordine, si e’ occupato principalmente di
formazione.
L'intervento di padre Borrell è cominciato affermando che i Secolari,
come stabiliscono le Costituzioni , rappresentano uno dei tre rami dell’Ordine
ed e’ importante che frati, monache e secolari collaborino tra loro, perchè
ogni ramo con le sue specificità proprie porta un arricchimento all’Ordine. E'
Iniziata poi la sua riflessione sul tema:” Il laico ocds e le beatitudini alla
luce della Gaudete et Exsultate”. La Gaudete et Exsultate – ha detto- riguarda la chiamata alla santità nel mondo
contemporaneo nella prospettiva della gioia cristiana, come sottolinea il
titolo . La gioia della buona novella caratterizza infatti il magistero papale,
che afferma che siamo stati creati per la felicita’ e siamo chiamati tutti alla
santità. La chiamata alla santità è
universale. Non ci sono solo i grandi santi, ma anche quelli della porta
accanto, quelli che vivono la santità nel quotidiano. La santità infatti non è
riservata ai religiosi, ma è per tutti, non e’ sinonimo di perfezione, è
desiderio di vivere il Vangelo, di conformarsi a Cristo. Durante il cammino si
può cadere, ma anche chiedere perdono e rialzarsi. La chiamata alla santità che
Dio fa a ciascuno è “Siate santi perchè io sono santo.” Nell’Esortazione
Apostolica il Papa fa tanti riferimenti ai Santi Carmelitani che con il loro
esempio ci possono aiutare nel cammino. Edith Stein (S.Teresa Benedetta della
Croce) scrive: “Nella notte oscura sorgono i grandi Profeti e i Santi. Gli avvenimenti
decisivi della storia sono stati influenzati da anime che non sono scritte nei
libri di storia. I Santi sono spesso accanto a noi e noi ora non siamo in grado
di riconoscerli, li scopriremo quando
avremo raggiunto il Signore nella vita eterna.”
S. Giovanni della Croce
invece scrive: “Tutti siamo chiamati a dare testimonianza, a comunicare la vita
divina, ognuno con le sue particolarità.” Fa poi una panoramica della santità,
prima caratteristica esclusiva di Dio, poi estesa a tutti gli uomini. Nell’Antico Testamento solo Dio è santo, poi
Dio si rivela al popolo d’Israele. Da allora persone (come Mosè) e luoghi (il
Tempio di Gerusalemme) possono dirsi santi perchè partecipano alla santità
divina. Poi c’è l’incarnazione, Gesù diventa il nuovo Tempio, la nuova
presenza della santità di Dio nella
storia. Infine con il mistero pasquale
della sua morte e resurrezione la santità di Dio viene trasmessa a tutti come
dono attraverso lo Spirito Santo che ci rende figli di Dio. Noi nel Battesimo
riceviamo la santità, la vita di Dio in noi. Noi abbiamo però la responsabilità
di custodirla, farla crescere e maturare, perchè porti frutto, cosi’ come
avviene per il corpo umano.
Il Carmelo,
ha affermato Padre Borrell, è una scuola di santità, ci ha offerto tante Sante
e tanti Santi da imitare. Ci invita poi a esaminare le Costituzioni ocds. Il
Proemio delle Costituzioni si apre con queste parole: “Ogni persona e’ chiamata
a partecipare della santità di Dio.” L’esortazione alla santità riguarda tutto
l’Ordine, ma ognuno la vive secondo il proprio stato di vita, i Secolari
Carmelitani la vivono nel mondo, nelle famiglie, nel lavoro. Le Costituzioni
dell’Ordine Secolare fanno poi riferimento alle beatitudini, a differenza di
quelle dei Frati e delle Monache che non ne parlano. Le beatitudini vengono poi richiamate nei
paragrafi relativi alle Promesse Temporanee e Definitive. Tornando però alla
Lettera Apostolica Gaudete et Exsultate,
Gesù ha spiegato in modo semplice come essere santi. Afferma Papa Francesco : “Le beatitudini sono
la carta d’identità del cristiano. Nelle beatitudini troviamo il volto del
Maestro. La santità e’ unirsi a Lui, vivere in unione con Lui, con la sua
presenza, la sua vita in noi. Le beatitudini sono il programma di vita di Gesù
e di chi vuole essere suo discepolo.” Le Costituzioni ocds al n. 16 recitano:
“Nelle beatitudini c’e’ un progetto di vita che ci mostra come entrare in
comunione con il mondo, con i familiari, con il lavoro.” Padre Borrell dice che
ancora oggi le beatitudini rappresentano il programma di vita del
cristiano. Sono in contrasto con il
pensiero della società, vanno controcorrente.
Questo ce lo ricorda anche il Papa al n. 65 della Gaudete et Exsultate.
Dice: “il mondo ci porta verso un altro stile di vita. Vivere le beatitudini e’
un impegno serio. Tutti cercano la felicita’,
Gesù ci mostra il vero modo per essere felici. Beato e’ essere santo. La
vera beatitudine si ottiene con il dono di se’”. La società di oggi cerca la
felicita’ nel bene personale, non nel bene altrui. Padre Borrell ci invita ora
a dare uno sguardo alle varie beatitudini che troviamo nel Vangelo di Matteo
così come ce le presenta Papa Francesco nella Gaudete et Exultate. La prima beatitudine è “Beati i poveri in spirito”. La vera povertà è avere un cuore povero,
libero in cui può entrare il Signore. I Carmelitani Secolari promettono di
vivere in povertà, di vivere secondo i valori del Vangelo, con generosità, con
il desiderio del dono di sè e della libertà interiore. Seconda beatitudine è
“Beati quelli che sono nel pianto perchè saranno consolati”. Non è bello soffrire, ma bisogna avere gli
occhi aperti sulla sofferenza, piangere con chi piange, soffrire con chi
soffre, impegnarsi per ridurre le sofferenze, accettarle e portarle con
serenità. Il numero 22 delle Costituzioni recita:” Il Secolare assume le
fatiche e le sofferenze di ogni giorno.” Il Papa scrive nella sua Esortazione
Apostolica: “Saper piangere con chi piange e’ santità.” Terza beatitudine è
“Beati i miti perchè avranno in eredità la terra”. E’ l’espressione della
povertà interiore, di chi pone la propria fiducia solo in Dio. Papa Francesco
cita S.Teresina e Gesù che dice: “ Imparate da me che sono mite ed umile di
cuore.” La nostra Santa Madre ci invita all’umiltà. Scrive: “ L’umiltà è
camminare nella Verità.”
La quarta
beatitudine del Vangelo di Matteo è “Beati quelli che hanno fame e sete di
giustizia perchè saranno saziati”. La giustizia di Dio non è quella del mondo.
La giustizia di Dio è quello che Lui ritiene giusto per noi, è desiderare di
fare totalmente la volontà di Dio, è mettersi a sua disposizione, vivere come
Lui ci vuole, stare vicino agli indifesi. Viene poi la beatitudine: “Beati i
misericordiosi perchè troveranno misericordia.” La misericordia è il centro del
messaggio di Gesù, che ha compassione e
perdona. La sesta beatitudine è “Beati
i puri di cuore perchè vedranno Dio.” Cosa significa? Vuol dire avere un cuore puro che non lascia
entrare nulla che possa minacciare l’amore che Dio ha riversato in noi. Il Papa
ci invita nella Gaudete et Exsultate a mantenere il cuore pulito da tutto ciò
che sporca l’amore e la santità. Per noi Carmelitani Secolari questa
beatitudine trova il suo compimento nella Promessa di castità che ci indirizza
alla libertà interiore, all’amore puro e disinteressato verso il prossimo. La
settima beatitudine è “Beati gli operatori di pace perchè saranno chiamati
figli di Dio”. Papa Francesco ci invita ad essere artigiani di pace. Scrive che
la pace nasce dal basso, che conflitti e guerre nascono dall’egoismo, da
incomprensioni. Per costruire la pace dobbiamo partire dalle nostre situazioni
quotidiane: capire, amare chi ci sta’ accanto e chi incontriamo, non parlare
mai male degli altri, non spargere dicerie, non distruggere con i nostri
giudizi gli altri. L’ultima beatitudine è “Beati i perseguitati per la
giustizia perchè di essi è il regno dei cieli”. Essere coerenti con il Vangelo
oggi come ieri ci fa essere mal visti, perseguitati. Quanti cristiani oggi soffrono
in varie parti del mondo! A volte ci procuriamo da noi persecuzioni trattando
in modo sbagliato gli altri. Facciamo attenzione.
Ma teniamo conto che le
persecuzioni per chi vive con coerenza la propria fede sono inevitabili. Il testo di Matteo si conclude con le
parole “rallegratevi ed esultate”, come il titolo del documento del Papa. Prima
di terminare il suo intervento, Padre Borrell ha affermato che preghiera,
fraternità e servizio sono gli elementi fondamentali della vita dei membri del
Carmelo, siano essi frati o monache o
secolari. Questi tre elementi non vanno disgiunti. La preghiere se fatta bene,
come ci insegna la nostra Santa Madre Teresa, porta frutti. Scriveva Teresa:
“L’Orazione genera opere e opere.” Il Carmelitano si impegna per un mondo più
giusto, per i poveri ed i sofferenti.
La preghiera poi è apertura alla trascendenza, a vivere un
rapporto intimo e personale con Dio. Ce
lo ricorda il Papa citando nella Gaudete et Exsultate S. Giovanni della Croce.
S. Teresa invece scrive: “L’Orazione e’ una relazione d’amicizia con Dio”. La
preghiera per il Carmelitano non si limita ai momenti specifici in cui ci
fermiamo per pregare, ma riguarda tutta la vita, diventa un atteggiamento del
cuore, stare alla presenza di Dio in ascolto sempre, come ci invita la nostra
Regola: “Vivere giorno e notte leggendo e meditando la Parola del Signore”.
Infine c’è la dimensione comunitaria che è essenziale.
Noi Carmelitani Secolari, a differenza dei
frati e delle monache, non viviamo sotto uno stesso tetto, ma frequentiamo una
Comunità ed in comunione con i nostri fratelli e sorelle procediamo sulla via
della santità. Infine per ritornare alle beatitudini, la carta d’identità del
cristiano e del Carmelitano, Padre Borrell
ci ha ricordato quanti uomini e donne cercano il Signore nella vita
quotidiana vivendo il suo stile di vita. Padre Borrell ha poi termina la sua
riflessione rammentandoci una
beatitudine di Gesù che ci viene riferita da S.Paolo negli Atti degli Apostoli:
“Si e’ più beati nel dare che nel ricevere.”
La s. messa, seguita dal pranzo comunitario, conclude
fraternamente questo prezioso incontro.
(redazione
a cura di Enric o Pugi, ocds Savona e Daniela Merlo, ocds Imperia)