Alcune riflessioni suggerite da p. Claudio Truzzi, sul Vangelo di Domenica 18 febbraio
Per quale
motivo Gesù ha permesso che il demonio lo tentasse? .Gesù ha voluto fare sue le nostre
tentazioni per donarci il suo trionfo.
il demonio
esiste, Il demonio fa di tutto per non
essere scoperto, ci fa credere che lui non esiste, per agire
indisturbato, ma noi dobbiamo aprire bene gli occhi e difenderci con le armi
della preghiera.
3 tipi
diversi di tentazione, che fanno leva sui tre punti deboli :
a) la ricerca del
benessere materiale. “ non di solo pane vive l'uomo”;
b) il desiderio di potere terreno, che diventa
idolatria: “a Dio solo adorerai”;
c) la presunzione di avere un Dio a nostro
capriccio, che faccia la nostra volontà e compia miracoli a nostro
piacimento. Si arriva al punto di giudicare lo stesso operato di Dio. Gesù: “non
tenterai il Signore tuo Dio”, noi a dover fare la Volontà di Dio, e non
viceversa.
Abbiamo
tre nemici:
a) il nostro io, cioè l'egoismo. È il
nemico più pericoloso che continuamente ci accompagna;
b) il mondo, che oggi come mai è
lontano da Dio e trascina verso l'abisso;
c) il demonio, che soffia sul fuoco,
ci studia e trova il nostro lato più debole e fa
leva su quello per rovinarci.
Come
difendersi?
a) Con la preghiera. Chi prega vince il
male, chi trascura la preghiera è vinto dal male.
b) Con la prudenza. Il demonio è come un
cane furioso legato a una catena. Non avvicinarsi. San Filippo Neri che, di
fronte al pericolo, chi è forte scappa, chi è debole invece non fugge e cade.
c) Con la mortificazione. Non dobbiamo
accarezzare troppo "frate asino" (così san Francesco d'Assisi
chiamava il suo corpo), altrimenti poi scalpita. Una vita sobria è una
difesa contro il male. Mortificazione soprattutto degli occhi, poi della
gola, di certi divertimenti pericolosi, della lingua...
e) Con la devozione alla Madonna, a Colei che è
la Vincitrice del demonio.
d) Con la carità e l'umiltà, che mettono in
fuga il demonio. Questa è la più grande difesa: Amare Gesù con tutto il cuore e
servirlo nei nostri fratelli. E come atto di umiltà. Già santa Teresa d'Avila
affermava come – per esperienza sua – il parlare dei suoi dubbi e tentazioni ai
confessori fosse l'atto più sicuro per ritrovare la pace, perché Dio apprezzava
moltissimo questo suo atto di umiltà.
Questa esperienza di Teresa ci fa capire l'importanza
della Confessione: Dio potrebbe rimettere i peccati anche direttamente,
ma si vuole servire del sacerdote perché ama gli umili. Confessare i propri
peccati a un sacerdote è infatti un atto di umiltà e nel Magnificat si legge
come Dio innalza gli umili e resiste ai superbi.
Sia
questo il proposito per questa Quaresima: riscoprire la bellezza della
Confessione che è l'incontro tra la misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo
pentito. Infine, confessandoci, noi realizzeremo le parole con cui si conclude
il Vangelo di oggi: «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).