MEDITIAMO CON P. ALDO FORMENTIN
Nel compimento degli otto giorni della festa di Pasqua,
la Chiesa , nella sua tradizione, ricorda la Domenica in Albis. La Domenica di coloro che purificati durante la
Veglia Pasquale con il Battesimo da ogni male – da ogni peccato, liberati dal
demonio, fatti-liberi in Cristo, rigenerati dallo Spirito, che è Signore e dà la
vita, e alimentati e riportati innanzi dalla Carità che rende santi in Cristo –
partecipavano vestiti di bianco all’Eucaristia, alla presenza del Figlio
dell'uomo, anche Lui vestito di bianco, di cui scrive Giovanni nella prima Lettura.
Il clima di festa della Ia lettura, che noi cogliamo
con gioia vera e profonda, nasce dal cuore di coloro che sono stati liberati da
ogni tristezza, dalla radice di ogni tristezza che è il peccato. Quel clima di
gioia è un po' quello in cui anche noi, dopo duemila anni, viviamo oggi in
questa IIa Domenica di Pasqua. Il clima dell'anno di Grazia nel
quale la Misericordia di Dio è apparsa tra gli uomini.
Ed è importante, per noi, raccogliere l'invito di san
Giovanni Paolo II che - obbediente alla "segretaria" del cuore di
Dio, santa Faustina Kowalska – a chiamare questa Domenica in Albis anche la
Domenica della Divina Misericordia. È un invito per noi a fare memoria, non
una semplice memoria storica, ma una memoria che raccoglie il “vento” che il
respiro di Gesù Risorto spirò apparendo agli Apostoli. Noi conosciamo questo
Spirito quando andiamo a confessarci. È lo stesso Spirito che il sacerdote
chiama in causa per la remissione dei peccati. In quel momento anche noi
veniamo coinvolti, presi dentro questo “soffio
rivitalizzante”, dentro il “respiro
nuovo” di Gesù-risorto, dell’Uomo-Nuovo creato proprio per essere il
primogenito tra gli uomini - che ricrea la faccia della Terra.
Nella notte di Pasqua la Chiesa canta
l’avvenimento meraviglioso della nostra redenzione. E giunge a esclamare
che se siamo stati creati in un modo bello e buono, in Cristo Risorto siamo
stati ricreati in una forma molto migliore. Perciò è importante per noi, prima
di tutto, a compimento di questi otto giorni di Pasqua ringraziare Dio
perché conservandoci nella fede ci fa raccogliere quella novità di vita che il
Risorto porta a suoi: "Ricevete lo Spirito santo". E Gesù, in
questo modo, incomincia come una creazione nuova, incomincia in ciascuno di noi
come una forma di “vita nuova” che
viene raccolta in quel gesto che compie Tommaso…
Tommaso è il discepolo che amava talmente Gesù che quando il
Maestro si mise ad affermar che insistenza di voler salire a Gerusalemme – mentre
tutti i suoi amici dicevano al Signore di non andarci perché là lo volevano uccidere!"
- fu l'unico a dire: "Andiamo anche
noi a morire con il Maestro!" Tommaso era così affezionato a Gesù,
così appassionato del Maestro, che non poteva perdonarsi la colpa di non aver
seguito il Maestro fino in fondo. Per lui non avrebbe mai dovuto accadere! Lui
che avrebbe voluto dare la vita per il Maestro, come aveva anticipato nella sua
bella esclamazione davanti ai suoi amici – è proprio lui, Tommaso “l'uomo nuovo”, l’uomo ri-fatto, come con
un nuovo inizio d’umanità a partire dal Signore Risorto che lui riconosce come
suo Signore e suo Dio. È qui che la creatura - fatta per Dio, che sente
nostalgia di Dio … il suo cuore è stato fatto in modo tale che solo Dio lo può
riempire, lo può mettere in pace, lo può saziare di tutto l'amore di cui è
capace – è qui finalmente trova l’umanità vera da cui ripartire.
Ed è importante, perciò, che ci riconosciamo in Tommaso,
perché lo spirito che viene effuso da Gesù e che spazza via ogni forma di
peccato - quella nebbia che impedisce all'uomo di “vedere” - finalmente concilia l'umanità, le garantisce la grazia di
incominciare a dire "Mio Signore e
mio Dio".
Questa è la grazia che si compie negli otto giorni di
Pasqua: il momento in cui l'uomo può finalmente dire con tutto se stesso ciò
per cui è stato fatto. Come un bambino grida "mamma" così
l'uomo-Tommaso, noi, ciascuno di noi può dire "Mio Signore e mio Dio". Ed è questa la grazia che a compimento
degli otto giorni noi vogliamo raccogliere.
Da un lato, la grazia di una riconoscenza sconfinata verso
Dio che ci ha amati da morire fino a dare suo Figlio per noi. Non solo, ma a
darci suo figlio attraverso il suo Spirito, in tal modo che ci possa seguire,
che ci possa sostenere, ultimamente facendosi Cibo per la nostra esistenza.
In questo giorno della Misericordia noi vogliamo essere
partecipi della festa che si fa in Cielo ("Si fa più festa in cielo per
un solo peccatore che si converte", da Tommaso a ciascuno di noi oggi,
fino all'ultimo battezzato, rigenerato a vita nuova nello Spirito
Santo)...Questa festa è propria dell'umanità che non conosce più tramonto. Una
festa che non conosce più tristezza…
Ma dobbiamo anche raccogliere il mandato di Gesù quando ai
suoi discepoli dice, dopo aver dato loro la Pace, “Andate , predicate”.
È questa non solo un'urgenza che Gesù ci mette, ma è una necessità, perché chi
è mosso dallo Spirito ovunque deve “spirare”:
non lui, ma lo Spirito…
E perciò vorremmo chiedere la grazia alla Madonna di essere
così docili da raccogliere, con sensibilità e ulteriore devozione, i doni dello
Spirito santo… Lo Spirito infatti continua a portare in mezzo agli uomini -
proprio attraverso di noi/Tommaso - questo "Mio Signore e mio
Dio" che ultimamente riporta a casa ogni uomo. Riporta ogni uomo
a dire "mamma". Ed è bello ricordare come Edith Stein,
parlando dello Spirito esclama: “Non sei tu la mamma dei credenti”?…
È importante che lo Spirito ci spinga perché ognuno possa
accogliere questo invincibile spirito di vita risorta. S. Faustina Kowalska –
nel giorno della Divina Misericordia
- ci convince in un modo tale da dirci che nessun peccato può dividerci più dal
l'appartenere a Dio. Siamo definitivamente “Suoi”, anima e corpo. Nello stesso
tempo ciascuno di noi è invitato a custodire lo Spirito; perché lo Spirito non
venga rattristato soprattutto dall'abitudine, dalla quella forma di distrazione
e di superficialità con cui ci abituiamo un po' a tutto…
La Vergine santa, lei che custodiva, che è maestra nel
custodire ciò che porta la vita di Dio in mezzo agli uomini ci aiuti, interceda
per noi, ma anche implori per noi la grazia che sappiamo essere attenti l'uno
all'altro, perché lo Spirito possa così custodire la sua opera tra di noi: con
un lavoro di carità, con un essere dono l'uno all'altro di ciò che Dio vuole
dirci e vuole darci….
Sia lodato Gesù Cristo!
p. Aldo Formentin