“Preparate la via al
Signore!” Questo è il grido del precursore nell’imminenza della venuta del Messia.
Grido che, in questa seconda domenica di Avvento, trova nelle parole del profeta
Baruc le modalità con le quali preparare la venuta del Messia: “Deponi la veste del lutto e dell’afflizione,
rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio, metti sul tuo capo
il diadema di gloria dell’Eterno… sorgi, sta’ in piedi e guarda”.
La Gerusalemme invitata a deporre le vesti del lutto e a uscire
dal tempo della tristezza per entrare al seguito della Gloria del suo Signore
indossando il vestito più bello non è nient’altro che la creatura finalmente visitata
dall’Alto. A Betlemme: “Oggi vi è nato
nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” [Lc 2,11].
In questo modo l’Avvento ci fa riamare l’essere rinati da
questo “Salvatore che è il Cristo Signore”
venuto per farci vivere nella gioia: nella gioia piena [Gv 15,11]. Ci aiuta a rientrare
nel nostro cuore e a riconoscerci per quello che siamo: luogo nel quale cielo e
terra – Dio e creatura hanno celebrato una sorte di meravigliose nozze, per
sempre. È stupenda la descrizione che S. Teresa di Gesù fa in proposito nel suo
Castello Interiore: “Cos'è l'anima del giusto se non un paradiso,
dove il Signore dice di prendere le sue delizie? …. E allora come sarà la
stanza in cui si diletta un Re così potente, così saggio, così puro, così pieno
di ricchezze? No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di
un'anima e alla sua immensa capacità![1M 1,1]
Giovanni il Battista ci avvisa che c’è un avvenimento che ha
preso a muoversi e sta per “venire” – inarrestabile – come un valanga. Un
avvenimento che interesserà benevolmente la vita di ogni persona: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Un
avvenimento molto importante – “Dopo di me viene Colui che è più forte di me”[
Mc 1,7] – attendendo il quale occorre prepararci, predisporci perché tutto di
noi ritrovi “vita nuova”…
Giovanni il Battista lo sa: la Parola di Dio gliel’ha rivelato. Sta venendo nientemeno che Dio in
persona. Questo per divina decisione: “Dio
– leggiamo nella prima Lettura tratta dal profeta Baruc – ha deciso di spianare ogni montagna e le
rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda
sicuro sotto la sua gloria”. Dio ha deciso di agire!
Il vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che la divina decisione
si realizza entrando nella nostra storia non solo come calata dall’alto – in
senso perpendicolare – in un tempo preciso e databile. Ma coinvolgendo nel sua
realizzarsi luoghi e persone che hanno un nome e un compito ben precisi.
Scopriamo così che il Signore “compie il suo volere” con
l’invio della Sua “Parola” sopra il Precursore: “La Parola di Dio venne su Giovanni”.
Così noi comprendiamo che ogni opera di Dio in favore
dell’uomo ha il suo “inizio” con l’invio della Sua Parola che coinvolge nel suo
divenire l’uomo che le offre la propria disponibile collaborazione.
Questo ci fa riflettere. Noi che abbiamo iniziato l’Avvento
[avvento significa: venuta] ci dobbiamo interrogare: Perché e con quale
sentimento, con quale atteggiamento interiore abbiamo incominciato questo
“tempo forte” dell’Anno Liturgico? Chi sta per arrivare. È proprio vero che
stiamo aspettando qualcuno? Chi veramente stiamo aspettando?
Questi interrogativi che hanno lo scopo di farci riguardare
a Cristo come a Colui che abbiamo di più caro nella vita, trovano luce nelle parole
magistrali di S. Teresa di Gesù: «Questo
nostro Signore è la fonte di ogni nostro bene. Egli c’indicherà la strada;
guardando alla sua vita, vi troveremo un modello senza uguali. Che vogliamo di
più di un così fedele amico al nostro fianco, che non ci abbandonerà nelle
sventure e nelle tribolazioni, come fanno quelli del mondo? Fortunato colui che
lo amerà sinceramente e lo avrà sempre vicino a sé!». [S. Teresa di Gesù, Vita
22,6]
In ogni caso, la Parola
di Dio che nel Vangelo ci presenta il Precursore che vive “predicando un battesimo di conversione per
il perdono dei peccati” ci fa riflettere anche sul nostro Battesimo. Che ne
è stato di quel “lontano inizio sacramentale di vita nuova”? Quale cambiamento
è seguito quando abbiamo scelto di diventare cristiani, quando ci siamo
sottomessi al nome di Cristo riconoscendolo come l’uomo modello? Quale tipo di reale
svolta del nostro essere abbiamo compiuto, quale posizione abbiamo assunto di
fronte a ciò che è umano?
Certamente questi interrogativi ci pongono un po’ “con le
spalle al muro”; ci chiedono cioè se lungo la nostra vita abbiamo curato una
sincera e profonda famigliarità con
“l’uomo nuovo” – il Divino Bambino della Notte Santa – tanto da essere stati da
Lui un po’ cambiati.
In ogni caso è ancora la Parola
di Dio che ci può confortare nella certezza – come scrive S. Paolo ai
Filippesi – che Dio si incaricherà di “portare
a compimento” l’opera che Lui stesso ha incominciato in noi…
Così capiamo ancora una volta che il vero inizio di una “vita nuova”
può essere solo opera di Dio. Non solo perché è Lui il vero “lavoratore”, ma
anche perché il nostro operare ci cambia quando contribuisce a realizzare non
il nostro progetto ma il Suo disegno buono su di noi.
S. Teresa di Gesù riconosce in modo del tutto autorevole questo
dono quando Dio le fa la grazia di “perder
ogni fiducia in se stessa e la fa confidare unicamente in Dio” [Vita 9,3]. Solo allora la sua vita
diventò realmente “nuova” quando
diventò una “vita di Dio”. “La storia della mia vita – scrive – da qui innanzi sarà una vita nuova, perché
quella di cui ho parlato finora era mia, ma quella che ho vissuto da quando ho
cominciato a spiegare cose attinenti all’orazione è la vita di Dio in me. Sia
lodato il Signore che mi liberò da me stessa!”[Vita 23,1].
Preghiamo la Vergine dell’Avvento perché interceda affinché
accada questo anche per noi e per la nostra vita.
P. Aldo Formentin ocd