domenica 8 novembre 2020

Una poesia di S. Elisabetta della Trinità nel giorno della sua memoria liturgica

 Ricordiamo oggi S. Elisabetta della Trinità morta il 09 novembre 1906 (giorno in cui  la Chiesa celebra la Dedicazione della Basilica Lateranense).

S. Elisabetta vera adoratrice in spirito e verità si offrì come “ lode di gloria” alla SS. Trinità che percepiva vivamente nell’anima,

La invochiamo pregando con la sua composizione poetica n. 39 : “ dopo la comunione”

     O morte,
beata liberazione,

     sei l’aiuto più potente,

     la più consolante speranza

     del cuore fedele, del vero cristiano!

    Tu che devi unirmi a Dio

    cui già dato ho tutta la mia vita,

    colpisci, cieca morte, ti supplico,

    aprimi la porta dei cieli.

    Voi lo sapete, dolce Salvatore,

    appena vi possiedo nel mio cuore,

    a questa incomparabile felicità

    subentra la paura di perdervi.

    Lassù, nell’eterna patria,

    il celeste soggiorno degli eletti,

    vi possederò davvero, o Gesù,

    unico amore della mia vita,

    vi possederò per sempre

    delizia felicità senza fine.

    Addio piaceri, folli chimere

    Vane ricchezze di un mondo effimero!

    Non bramo altro che voi o mio Salvatore,

    voi solo regnate nella mia anima!

    Appagate questa mia brama,

    spezzate il filo dei miei giorni.

    Voglio morire per un’altra vita,

    per possedere voi supremo Amore.

    Ho scontato ormai tutta la pena,

    ponete fine alla lunga agonia,

    si apra per me la posta del cielo

    e vi possa finalmente entrare!

    No, perdonatemi questa santa follia,

    Signore, no, non voglio morire,

    voglio aver parte della vostra agonia,

    o Dio, fatemi lungamente soffrire!

    Non mi colpire morte crudele,

    lasciami ancora lungamente espiare

    per disarmare la collera divina.

    Degnatevi, Gesù di prolungare

    Il mio dolce martirio.

    Soffrir per voi: che gioia immensa ,o Dio,

    che dolcezza indicibile!

    Come sono felice e fiera

    di calcare con voi il Calvario.

    Non voglio più morire.

    Voglio solo soffrire!