lunedì 2 novembre 2020

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Insegnaci, Signore, a contare i nostri giorni.


Per appagare il bisogno di infinito che Dio ci ha messo in cuore è necessario lasciare questa terra e intraprendere un nuovo esodo.

Nell’universo che conosciamo, il mondo al quale aneliamo non esiste.

Ci viene chiesta una nuova uscita, l’ultima – la morte – e questa ci spaventa.

Anche i tre discepoli che, sul monte della trasfigurazione, hanno udito Gesù che parlava del suo “esodo” da questo mondo al Padre (Lc 9,31) sono stati colti da paura: “Caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: ‘Alzatevi e non temete!” (Mt 17,6-7).

A partire dal III secolo compare, nelle catacombe, la figura del pastore con la pecora in spalla. È Cristo che prende per mano e stringe fra le sue braccia l’uomo che ha paura di attraversare da solo la valle oscura della morte. Con lui, il Risorto, il discepolo abbandona sereno questa vita, certo che il pastore al quale ha affidato la propria vita lo condurrà “in prati verdeggianti e verso fonti tranquille” (Sl 23,2) dove troverà ristoro dopo il lungo e faticoso viaggio nel deserto arido e polveroso di questa terra.

Se la morte è il momento dell’incontro con Cristo e dell’ingresso nella sala del banchetto di nozze, non può essere un evento temuto. È attesa.

L’esclamazione di Paolo: “Per me morire è un guadagno. Desidero essere sciolto dal corpo per stare per sempre con Cristo” (Fil 1,21.23)

 “ La tua anima si preparerà al bacio della partenza
e a quello dell’incontro.

O dolce incontro!...

Il velo sottile si romperà e saremo uniti.

Per l’eternità.

 Senti la mia fretta”  (“Lui e io “ Gabrielle Bossis)  

 Grati al Signore per tutti i santi, ricordiamo tutti i defunti.

Rosa Maria Pellegrino