sabato 9 ottobre 2021

Meditazione sul Vangelo della Domenica

"E chi può essere salvato?"

 
17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. 23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio". 28Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". 29Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”.(Mc 10,17-30)

Pensando che questo episodio riguardi solo quell’uomo che, essendosi avvicinato a Gesù per chiedergli come potersi salvare, era tornato a casa triste perché il Maestro gli aveva proposto di diventare suo discepolo – corriamo il rischio di ridurlo a un semplice incontro individuale, mentre la sua simbologia è di fondamentale importanza per tutti.
“Poveraccio!”, potremmo concludere, “poiché era ricco, la paura di perdere i suoi beni, gli impedì di accogliere quella proposta”. È poi quello che ha concluso lo stesso Gesù, che, una volta che il giovane se ne era andato, disse ai suoi discepoli: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.
Gesù infatti, riferendosi a quell’uomo che esce in fretta dalla scena del Vangelo, ha voluto parlare del pericolo che corriamo tutti. Infatti, sono i discepoli, per una volta intelligenti (!), a rendersene conto. Infatti, se quell’uomo ricco aveva corrugato la fronte e se n’era andato, sentendo dire a Gesù quanto sia difficile per i ricchi entrare nel regno di Dio, furono loro, i discepoli più vicini, a sorprendersi e a spaventarsi per quelle parole.
Spaventati, furono loro che cominciarono a domandarsi come, dunque sarebbe stato possibile salvarsi. Avevano capito bene, e gli evangelisti lo scrivono per noi, lettori cristiani, per sottolineare che, se la troppa ricchezza materiale è pericolosa, perché un ricco che ha tutto, difficilmente pensa di aver bisogno di qualcosa di più, siccome tutti siamo attaccati a qualcosa, è difficile abbandonare le proprie cose e le proprie idee e confidare nel Signore.
Effettivamente lo stesso Gesù non abbassa il tono per tranquillizzare i discepoli, ma conferma l’impossibilità, per qualsiasi persona, di salvarsi senza abbandonarsi a Dio. Guardandoli negli occhi disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. Da parte loro gli apostoli avevano lasciato il loro lavoro, e Pietro, a nome di tutti, lo ricordò al Maestro. "Ecco”, gli disse “noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". A questa obiezione, parlando per tutti e non direttamente di loro, Gesù rispose:
"In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”.
Parole che, come si può vedere, non sono di consolazione per gli Apostoli che hanno fatto la domanda, ma per tutti i discepoli, perché lasciar casa, fratelli e sorelle e madri e figli e campi, per Gesù e per il suo Vangelo, non si riferisce solo a coloro che si sentono chiamati a viverlo radicalmente in un convento o dedicandosi interamente all’apostolato, ma è per tutti. Cambia solo la forma e la quantità, ma il distacco vale per tutti. Così come, è sorte di tutti, ricevere, in cambio, insieme a possibili persecuzioni, cento volte tanto e la vita eterna.
Se non se ne fosse andato tanto in fretta, anche quell’uomo ricco che ci rappresenta, fermandosi con Gesù e con i discepoli lo avrebbe capito e sperimentato. Avrebbe capito che le parole di Gesù non erano minacce di impoverimento, ma promesse di vera ricchezza. Di quest’uomo, l’evangelista Marco, dice addirittura che Gesù, guardandolo, lo amò. Lo guardò così, con amore, perché vide in lui il suo discepolo ideale, figura del “discepolo amato” del quarto Vangelo che, a sua volta, è la figura del vero cristiano. Perché è a tutti che Gesù, nonostante la molta o poca ricchezza che abbiamo, dice: “Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Segui me!".
Senza saperlo, rivolgendosi a Gesù chiamandolo “Maestro buono”, quell’uomo, peraltro molto religioso, lo aveva identificato come Dio, come Egli gli fa notare con queste parole: “Nessuno è buono, se non Dio solo”. Noi, lo sappiamo dal battesimo, che Gesù è il Figlio del Padre mandato nel mondo per dare la vita per tutti e salvarci, ma, a volte, lo dimentichiamo e, non tenendolo presente, proseguiamo fidandoci solo di noi stessi, attaccati e aggrappati al poco o molto che abbiamo.
“Che importa” ha lasciato scritto San Giovanni della Croce sul necessario distacco da tutti i lacci possibili, “che il passero sia legato a un filo o a una corda! Per quanto sottile sia il filo, il passero rimarrà legato come a una fune, finché non riuscirà a spezzarlo per volare” (I Salita 11,4).
È il caso dell’uomo ricco che si avvicina a Gesù. Nonostante sia un fedele osservante dei comandamenti della legge, sperimenta una insoddisfazione e desidererebbe fare di più e, per questo, ricorre a Gesù. Peccato che la proposta di diventare suo discepolo lo spaventi. Egli era molto ricco in denaro e possedimenti, è vero, ma attenzione, perché ci sono altri modi minori di essere “ricchi” che impediscono ugualmente la vera libertà. Proprio come dice Giovanni della Croce: “Che il passero sia legato a un filo o a una fune, per quanto sottile sia il filo, il passero rimarrà legato come alla corda, finché non riuscirà a spezzarlo”.
p. Bruno Moriconi, ocd