sabato 24 febbraio 2018

Coltiviamo la fede, con silenzio e preghiera

Commento alle letture della II Domenica di Quaresima di p. Roberto Vitale ocd
(Gn 22, 1-2.9a.10-13.15-18; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10)

Le letture di questa II domenica di Quaresima ci introducono già in modo profondo nel mistero della Passione e Redenzione del Figlio di Dio. Questo mistero non va troppo “pensato” ma ascoltato nel nostro cuore. Lasciando decantare la Parola di Dio, questa potrà essere un seme di vita nuova che ci porterà alla conversione del cuore, a dare una nuova luce alla nostra vita. 

Per questo cammino quaresimale la prima lettura ci indica l’atteggiamento giusto che dobbiamo vivere: la fede. Aver fede vuol dire metterci accanto a Gesù, metterci alla sua sequela, condividere il suo cammino. E per compiere questo percorso la Quaresima ci indica la preghiera e la penitenza. Ma sia la preghiera che la penitenza vanno vissute con un atteggiamento di fede. La preghiera deve essere infatti quella gradita a Dio, non quella che rimane ferma sulle labbra ma non scende nel cuore. E anche la penitenza non deve essere un semplice sforzo “fisico”, che non porta però ad un vero cambiamento del cuore. Attraverso la fede il Signore vuole che la sua presenza scenda veramente in noi, vuole aiutarci a comprendere che solo Lui vuole veramente il nostro bene, anche se questo, talvolta, può costare molta fatica o sofferenza. 

Fidarsi del Signore, infatti, può richiedere talvolta dei gesti “eroici” come quello di cui ci parla la prima lettura: il Signore chiede ad Abramo di sacrificare il suo unigenito figlio: Isacco. Veramente grande fu la fede di Abramo! Abramo non pose obiezioni al Signore. La sua fu una risposta pronta. Sicuramente nel suo cuore saranno sorte delle domande. Ma lui ebbe fede. Sapeva che il significato del gesto che stava per compiere, l’immolazione di suo figlio, poteva trovare una risposta soltanto nella fede del Signore. Prese, quindi suo figlio, e preparò l’altare del sacrificio. 

Abramo donò al Signore ciò che gli era più caro, gli donò il bene più prezioso che aveva: suo figlio. E la risposta di Dio ad Abramo fu la risposta di un Dio fedele. Fu una risposta sovrabbondante nella sua bontà: “Io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia del mare”. Il cammino di Quaresima deve essere allora un risveglio della nostra fede. La fede, vissuta con la preghiera e le mortificazioni interiori ed esteriori, ci aiuta a vivere bene non solo la Quaresima ma anche il nostro cammino di cristiani. E’ attraverso la fede, come quella di Abramo, che il Signore può farci compiere anche un cammino carmelitano nella notte oscura. Questo è un cammino di vera purificazione della nostra volontà: non ci sono luci in questa notte, ma solo la Luce di Dio; e non ci sono domande da rivolgere a Dio, ma solo il desiderio di unirsi a Lui. La fede purifica non solo il nostro agire ma anche il nostro parlare. La risposta di Abramo è infatti sempre pronta: “Eccomi”. E’ una risposta tutta piena di quella fiducia in Dio che gli dona la serenità del cuore, perché sa che Dio è un Dio buono e fedele, che non ci abbandona e che desidera solo il nostro bene. 

E allora la domanda di S. Paolo, nella seconda lettura, ci dona ancora più coraggio nel credere, nell’affidarci al Signore: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” Se Dio è con noi, che cosa dobbiamo temere? Di cosa dobbiamo aver paura? Se camminiamo nella strada del Signore, chi può farci del male? Dio ha mostrato la sua fedeltà e il suo amore donandoci veramente Suo Figlio, che era stato prefigurato in Isacco. Dio non ci rifiuta il suo unico Figlio, l’Unigenito. E se “non ha risparmiato il proprio Figlio, non ci donerà forse ogni cosa insieme a Lui?”. Anche S. Paolo ci ricorda allora la fedeltà di Dio e la sovrabbondanza dei suoi doni. Nessuno potrà condannarci – ci ricorda ancora S. Paolo. Dio non vuole la morte del peccatore, per questo “Dio è colui che giustifica”. E’ un Dio che non condanna ma che salva. La nostra fede è allora la fede in un Dio che ci ama, che è morto per nostro amore, ed è risorto per ridonarci la vita eterna vincendo la morte.

Anche il Vangelo di oggi ci porta a meditare sui grandi doni che Dio promise già ad Abramo, e che continuano ancora, perche il Signore non fa venir meno la sua benedizione. Il Signore disse ad Abramo: “Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai creduto alla mia voce”. Tutta la discendenza di Abramo è benedetta per la fede. E la benedizione di Abramo continua ancora oggi su tutta la Chiesa. Abramo fu nostro Padre nella fede, e la fede della Chiesa porta ancora benedizioni su tutto il popolo di Dio. La sovrabbondanza di questa benedizione di Dio si vede in modo smisurato nel dono di Dio, nell’averci donato la salvezza in Suo Figlio e nel prometterci la vita eterna accanto a Lui. Gesù, trasfigurandosi alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni, prefigura la vita eterna con Lui. Se con Lui moriremo con Lui anche risorgeremo. 

Ma nel Vangelo il Signore ci invita anche a metterci alla sequela di Suo Figlio, ad ascoltarlo. “Questo è mio Figlio, l’Amato. Ascoltatelo”. Il Signore ci invita allora a seguire Suo Figlio, centro della storia e centro della nostra vita. Il Figlio, prefigurato già nell’Antico Testamento, in Isacco, in Giuseppe, in Giobbe, ora, nella pienezza dei tempi, si è mostrato a noi. Mettersi alla sequela del Figlio vuol dire ascoltarlo, e quindi compiere quello che Lui desidera e che Lui stesso ha compiuto. Il Signore non vuole che rimaniamo sul monte, costruendo delle tende, ma vuole che ci mettiamo in cammino. La fede ci porta a camminare. Non ci può essere fede senza un cammino. Se non camminiamo non può crescere neppure la nostra fede.

Le letture di oggi ci invitano quindi a vivere nella fede questo periodo di Quaresima. Il silenzio e la preghiera sono i luoghi privilegiati per coltivare la fede dentro di noi. Non lasciamo che questo tempo di grazia passi inutilmente. Non lasciamo che le grazie che ci vengono offerte in questi momenti “forti”, dalla Tradizione della Chiesa, passino senza scalfire il nostro cuore, senza portare un cambiamento interiore. Ascoltiamo allora la voce interiore di Dio che ci porta a compiere ogni giorno il cammino che Lui desidera da noi.