domenica 19 settembre 2021

Meditazione sul Vangelo della domenica

30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà".32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. 33Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?". 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37"Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato"..



COMMENTO AL VANGELO

          Sono tre gli annunci della Passione riferiti da Marco (8,31; 9,31; 10,33) e dagli altri evangelisti sinottici (Mt e Lc). Qui ci incontriamo con il secondo. Stavano attraversando la Galilea e Gesù “non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli”. Insegna qualcosa che solo i discepoli scelti per stare con Lui, devono sapere. Non perché siano capaci di capire, ma perché, venuta l’ora e giunto lo Spirito Santo promesso, si ricorderanno, capiranno e sapranno annunciarlo come buona notizia.

         "Il Figlio dell'uomo”, disse loro di nuovo, “viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Essi non capirono, ma, rendendosi conto della gravità di quelle parole, non chiesero neppure spiegazioni, perché temevano che, approfondendo l’argomento, Gesù avesse potuto dar loro dettagli troppo duri. Intuivano qualcosa che non piaceva, ma, come talvolta è capitato a tutti, facevano come se non avessero sentito nulla.

        E che reagirono, di fatto, come se Gesù non avesse detto nulla, lo dice subito l’evangelista. Giunti a Cafarnao, entrati in casa [quella di Pietro], Gesù domandò loro di che cosa avessero parlato durante il cammino, ma essi, vergognandosene, non gli risposero. Abbassarono la testa come gli studenti quando il professore comincia a dire che vuol interrogare qualcuno. Tacevano, perché, inoltre, si sentivano in colpa. “Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande”.

       Se ancora una volta hanno paura di parlare, hanno capito o non hanno capito l’annuncio di Gesù? Se hanno timore di domandare e di rispondere, qualcosa devono aver intuito. D’altra parte, se continuano a discutere di preminenze e privilegi dietro di Lui, vuol dire che comunque pensano alla maniera umana e si immaginano Gesù come un messia politico, capace di risolvere tutto e di liberarli dall’oppressore romano. Potremmo dire, allora, che hanno capito, ma non lo credono possibile.

       Gesù non si altera. Sa che i suoi discepoli sono gente del popolo e anche fossero dotti come i farisei, non potrebbero neppure sospettare che fosse il Figlio di Dio venuto nel mondo per dare la vita per tutti. Gesù lo sa, ma, così come ha parlato loro della sua passione, ora si siede per parlar loro di come, seguendo il suo esempio, essi stessi devono cercare la preminenza e il vero successo. 
 
      Si sedette e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". Poi chiamando un bambino e ponendolo in mezzo, aggiunse: "Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

     Due cose sono da precisare, su queste parole di Gesù. La prima è che, il bambino indicato da Gesù non rappresenta solo i bambini, ma tutti i piccoli e i semplici, cioè, tutti quelli che, come bambini, hanno bisogno di qualcuno che si occupi di loro. La seconda cosa da capire bene è la seguente: Gesù non pone come ideale il voler essere ultimi, ma il voler essere primi. Non ci dice che dobbiamo essere ultimi, ma ci parla di un nuovo modo, il suo, di essere primi. Ossia, vivere per il bene degli altri e non egoisticamente.


Bruno Moriconi, oc
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