domenica 10 giugno 2018

Il Signore dona la forza di rialzarsi


meditiamo con p. Roberto ocd

Le letture di questa X domenica del Tempo Ordinario ci richiamano al mistero del nostro peccato, della caduta dei primi uomini, ma anche al mistero ancora più grande della nostra redenzione. Questo ci rivela come il cammino dell’uomo è stato, fin dall’inizio, segnato dalla lotta tra il bene e il male. L’uomo è stato spesso affascinato dalle tentazioni del Maligno, dalle sue seduzioni e dai suoi inganni. Ma il Signore è stato sempre accanto a lui e gli ha donato subito un messaggio di speranza. Al peccato si è contrapposta così l’offerta di Dio di una rinascita spirituale, di una vita nuova. Perché Dio non abbandona l’uomo, ma lo risolleva, lo rialza, lo invita a camminare ancora con fiducia.
Già nella prima lettura, tratta dal libro della Genesi, si parla della speranza che nasce dalla misericordia di Dio. Il peccato porta nel cuore di Adamo ed Eva amarezza e vergogna. L’uomo, fatto ad immagine e somiglianza del suo Creatore, sente subito dentro di sé di aver compiuto qualcosa che l’ha allontanato da Dio. L’uomo sente per questo rompersi la gioia nel suo cuore. Ma il Signore non lo umilia, non lo disprezza, non lo allontana da Lui. Lo ama sempre, lo sostiene e gli fa sentire la sua vicinanza. Per questo fa udire ancora la sua voce: “Dove sei?”. E’ una voce che esprime attenzione, premura.  E’ una voce però che interroga: “Che hai fatto?”. La domanda del Signore ci pone sempre di fronte alle nostre responsabilità, ai nostri doveri, alla nostra coscienza. Questa voce del Signore è una voce che ridona fiducia perché promette già, in quello che viene chiamato il Protovangelo, una donna e una stirpe, che schiacceranno la testa al Maligno e ridoneranno la salvezza all’uomo. Non c’è peccato da cui il Signore non possa risollevarci. “Anche il peggiore dei crimini – diceva S. Teresa di Gesù Bambino – (di fronte a Dio) non è che una goccia d’acqua in un braciere ardente d’amore”. La misericordia di Dio è infinitamente più grande di qualsiasi peccato dell’uomo.
San Paolo, nella seconda lettura, ci invita proprio a non scoraggiarci. “Il Signore – dice infatti l’Apostolo – risusciterà anche noi con Gesù”, nonostante le nostre mancanze. E in questo pellegrinaggio terreno S. Paolo ci sprona a distaccarci dalle cose vuote di questo mondo, frutto di vanità e invidia, e a rivolgere tutto il nostro cuore alle cose eterne, che rinnovano il nostro uomo interiore: “Anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova ogni giorno”. Per questo “fissiamo lo sguardo non sulle cose visibili ma su quelle invisibili”. San Paolo ci ricorda che il nostro corpo terreno è un’abitazione passeggera, ma Dio ci donerà un’abitazione eterna. Se viviamo nella speranza e nell’amore di Dio, anche questo nostro corpo mortale potrà diventare, già da adesso, Cielo su questa terra.
Il Vangelo di oggi ci ricorda che lo Spirito Santo vive dentro di noi, e ci invita a coltivare la Sua presenza. Noi siamo suo tempio, sua dimora, e così non possiamo dividere la casa dello Spirito con ospiti non graditi al Signore. Gesù ci rassicura che “tutti i peccati saranno perdonati”. Ciò che non potrà essere perdonato è solo il peccato contro lo Spirito Santo, che vuol dire non solo rifiutare il perdono di Dio e la sua misericordia, ma anche disperare nella salvezza, non avere fiducia che il Signore possa veramente salvarci. Questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo. Lo Spirito infatti continua a rendere testimonianza che Gesù è il Signore, il Figlio di Dio, venuto a cancellare i peccati del mondo con la sua morte e risurrezione. Il credente non deve, quindi, disperare e vivere nella paura di non essere salvato. Ciò costituisce un affronto alla bontà di Dio, che è Padre di infinita misericordia. Non dobbiamo neppure dar credito alle tentazioni o agli scrupoli che possono tormentarci, e che ci fanno dubitare di essere salvati. Nulla ti turbi ci ripete la sapienza di tanti santi. Dio offre a tutti la salvezza e i mezzi per raggiungerla. Chi si dispera rischia di rompere il rapporto di fiducia verso Dio, fornace ardente d’amore e di misericordia.  
Permettiamo allora a Gesù di perdonarci e di inondarci del suo amore. Dio è un vero Padre. Se ci rivolgiamo a Lui, Egli verrà incontro a noi e ci renderà uomini nuovi. Il messaggio di oggi è allora quello della speranza: di fronte al peccato, non dobbiamo mai pensare di essere perduti, ma dobbiamo essere sempre testimoni di una nuova nascita nella grazia. Le letture di oggi ci ricordano che di fronte a Dio anche il peggior peccatore, anche colui che dovesse avere l’anima in uno stato di grande miseria spirituale, il Signore gli potrà ridonare la forza di rialzarsi. Se il peccatore ricorre a Dio con tutto il cuore, troverà sempre un Padre pronto ad accoglierlo.   
Scoraggiarsi e non avere speranza è purtroppo un atteggiamento oggi molto diffuso. Davanti ai molti e gravi peccati che si vedono intorno a noi e si sentono in televisione, sembra che la speranza debba essere svanita. Si trovano infatti tanti cristiani sconsolati. La violenza che si vede tra i giovani, quella presente a livello familiare, tra moglie e marito, tra i genitori e i figli, nella società, e poi le guerre, il continuo commercio delle armi e la corruzione, sembrano quasi far presagire che il male debba prevalere sul bene. Ma il cristiano è chiamato ad essere sempre testimone di una speranza che non muore, anche se naviga in acque tempestose e in mezzo a tante prove. E questa speranza nasce dal sapere che Dio è un Dio fedele. 
Papa Francesco, nella sua Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate, ci dà questo suggerimento: non restate soli! “E’ tale il bombardamento che ci seduce che, se siamo soli, troppo soli, facilmente perdiamo il senso della realtà, la chiarezza interiore” (n. 140). “La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due”. (n. 141). “Condividere la Parola, e celebrare insieme l’Eucaristia, ci rende più fratelli e ci trasforma, via via, in comunità santa e missionaria” (n. 142). Qualche esegeta ha fatto notare come Eva venne ingannata dal demonio proprio quando era sola. Dice ancora Papa Francesco: “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire un popolo. Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo. Perciò nessuno si salva da solo” (6). “Contro la tendenza all’individualismo, che finisce per isolarci nella ricerca del benessere appartato dagli altri, il nostro cammino di santificazione non può cessare di identificarsi con quel desiderio di Gesù, che «tutti siano una cosa sola; come tu, Padre sei in me e io in te» (Gv 17,21)” (n. 146).
 fra Roberto ocd