sabato 9 luglio 2016

LA PREGHIERA COME ESPERIENZA E APPROFONDIMENTO DELL’IDENTITÀ NELL’OCDS

Ecco il testo dell'intervento di questo pomeriggio:
LA PREGHIERA COME ESPERIENZA E APPROFONDIMENTO DELL’IDENTITÀ NELL’OCDS

di Padre Alzinir Debastiani 
L’identità del cristiano ha le sue radici nel sacramento del Battesimo, per mezzo del quale la persona umana è inserita nel mistero di comunione della SS. Trinità. Nel caso specifico un membro dell’Ordine secolare riceve la chiamata a vivere secondo la spiritualità del carisma carmelitano-teresiano. Qui è chiamato a interiorizzare o incarnare nella propria vita la spiritualità dell’Ordine, nel quale trova la sua “patria spirituale”, che lo aiuterà a sviluppare la sua identità e, conseguentemente a vivere la sua missione personale nel mondo. 

I. ELEMENTI CARATTERISTICI DELL’IDENTITÀ DELL’OCDS  (art. 1.3 e 9 delle Costituzioni dell’OCDS).
Da questi articoli risulta chiaro che la vita di preghiera, intesa come amicizia con il Signore, - la quale presuppone le virtù del distacco, dell’amore fraterno e dell’umiltà -, occupa un posto fondamentale nella mèta dell’OCDS e sostiene la sequela di Gesù Cristo in Comunità a servizio del Regno (missione) nelle circostanze ordinarie della vita (indole secolare) secondo il carisma del Carmelo Teresiano.  L’identità carmelitana matura mediante lo studio della Scrittura e nella “lectio divina”, nella liturgia della Chiesa, nella spiritualità del Carmelo, alla sua storia, alle opere dei Santi dell’Ordine e alla formazione nella preghiera e nella meditazione (cf. Cost. OCDS 35). La preghiera che porta alla maturazione dell’identità del singolo membro dell’OCDS è quella che produce i frutti concreti nella vita, secondo lo stato di vita di ciascuno.
La preghiera come percorso di maturazione dell’identità
Sappiamo che la preghiera cristiana è relazionale, ha in Cristo la sua fonte, in quanto è lui il modello e il Maestro per eccellenza di preghiera. Allo stesso tempo Lui porta alla scoperta dell’identità profonda di se stessi (cf. GS 22), in quanto immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26-27) e abitazione della Ss. Trinità (cf. Gv 14,23; 1 Cor 6,19; 2 Cor 6,16). La meta è che l’orante abbia in sé i stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5) e cresca nella misura della sua statura (Ef 4, 15-16), partecipando alla sua filiazione divina e impegnandosi in comunione di vita con gli altri credenti e collaborare nella missione della Chiesa a servizio del Regno.
L’esempio della santa Madre Teresa e la sua progressiva trasformazione descritta nel Castello interiore, grazie al suo rapporto vitale con Gesù, vissuto in chiave di amicizia (Cf Vita 8,5; cf. Cost. OCDS 9 c; 18; 23). La base per la vita di preghiera normalmente, ma non esclusivamente, sta nell’esercizio della fede in famiglia. “L’amore sociale, riflesso della Trinità, è in realtà ciò che unifica il senso spirituale della famiglia e la sua missione all’esterno di sé stessa, perché rende presente il kerygma con tutte le sue esigenze comunitarie. La famiglia vive la sua spiritualità peculiare essendo, nello stesso tempo, una Chiesa domestica e una cellula vitale per trasformare il mondo” (Amoris laetitia = AL 324).
II. ALCUNE TESTIMONIANZE
1. I santi coniugi Luigi e Zelia Martin


Riconoscendo il primato di Dio nella propria vita, Luigi e Zelia comunicano ai figli, fin dalla più tenera età, lo spirito di preghiera. Atto educativo per eccellenza: imparare ad ascoltare il Mistero vivente che è Dio, parlarGli con semplicità di cuore, essere ricettivi alla sua Parola, alla sua grazia, alla sua chiamata. Educate molto presto dai genitori, le ragazze Martin si rivolgono spontaneamente a Dio e si aprono liberamente a Lui. Iniziazione alla preghiera, ma anche partecipazione alla celebrazione dei sacramenti, lettura della vita dei santi, apertura allo spirito di carità e di umiltà attraverso l'attenzione ai più poveri, educazione al dono di sé coltivando una relazione viva, personale e volontaria con Gesù. Ciò che Teresa tradurrà con una formula tutta salesiana "Fare piacere a Gesù". Luigi e Zelia non trascurano nulla per favorire la crescita umana e spirituale dei loro figli. Li introducono intenzionalmente sulla via della santità. Ciò che hanno seminato senza risparmiare tempo e fatica, porterà il frutto che conosciamo. Spontaneamente si pensa a Teresa, ma guardiamo anche a Leonia e, con modalità e risultati differenti, anche a ciascuna delle figlie Martin.
2. Il Generale Louis Gaston de Sonis : Miles Christi (1825-1887)
Cerchiamo ora di guardare più a fondo la preghiera dei Martin. In essa scopriamo che una delle preghiere che la famiglia amava recitare insieme ha la sua origine in un membro dell’OCDS, Terz’Ordine in quei tempi. Nel 1862, Sonis, prima di ripartire per l’Algeria entra nel Terz’Ordine, presso il convento dei frati di Bordeaux; vi emetterà la sua promessa nel 27 agosto 1869. Tra i suoi molti affari e impegni trovava tempo per le adorazioni notturne, fondandole in parecchie città dove abitava. Diceva: “Il Buon Dio moltiplica il tempo per quelli che lo servono”. In Francia, si distinse tanto per la sua pietà quanto per il suo coraggio militare e autenticità morale. Divenne celebre durante un'impresa militare a Loigny, il 2 dicembre 1870. Alla testa degli Zuavi pontifici ordinò una carica eroica contro i prussiani, salvando così da una disfatta completa le sue truppe e quelle di Chanzy.
Gli ultimi 4 anni della sua vita sono dedicati a vivere in profondità la spiritualità del Carmelo teresiano e a scrivere i suoi ricordi e consigli per i figli. Muore il 15 agosto 1887 a Parigi, festa dell’Assunta.  Nella sua tomba nella cripta della Chiesa di Loigny dove viene sepolto il 22 settembre dello stesso anno, ha voluto scritte le parole: “Miles Christi”, soldato di Cristo. Il suo processo di beatificazione è stato aperto il 26 settembre 1929. Ogni anno, il 2 dicembre viene fatto un pellegrinaggio a Loygni in ricordo di lui, con la partecipazione di tantissimi giovani.

Sappiamo che la famiglia Martin viveva in un profondo clima spirituale e religioso. È importante sapere che una preghiera che la famiglia Martin amava recitare insieme e fu composta da Sonis nel 1871. È una preghiera che manifesta il loro desiderio di appartenenza a totale a Dio in ogni momento e in tutti gli avvenimenti e che ispirò Teresina, in modo particolare, per l'immagine del “granello di sabbia”.
3. Valeria Carta (14 ottobre 1941 – 13 ottobre 1984) “dalla ribellione all’olocausto

Nasce a Torreglia, Padova il 4 ottobre 1941. Ragazza forte e allegra, di una bellezza rara, leale, comprensiva e tollerante che non parlava male di nessuno. Ai 12 anni comincia a prestare servizio come domestica presso le famiglie del posto. Ai 18 anni, il 12 giugno 1960, viene colpita da una grave malattia al midollo spinale (mielite trasversa). Incomincia così la sua Via Crucis di sofferenze percorrendo gli tantissimi ospedali: viene ricoverata all’Ospedale Civile di Padova, poi in quello di Monselice (1961-63), quindi presso il Policlinico di Albano Terme (1963-65) e infine dal 1965 - 1982 presso l’Istituto ‘C. Steeb’ degli Alberoni di Venezia. Una vita trascorsa negli ospedali, con brevi soste con la famiglia, soprattutto nelle feste del Natale e della Pasqua. Nel 1983 viene trasferita definitivamente alla casa del Fratello Orlando a Torreglia, recandosi 3 volte alla settimana a Padova per le dialisi.
Davanti al male, il suo carattere dolce e gioviale si trasforma ed emerge in lei una forte aggressività e ribellione. Pian piano, con l’aiuto del cappellano dell’ospedale e degli amici ritrova nella fede il senso per la sua malattia. La sua vita passa dalla non accettazione del male alla rassegnazione e infine all’offerta totale dei suoi patimenti e di tutta se stessa per il bene dell’umanità. Il 10 aprile 1969 entra a far parte della Comunità OCDS di Venezia e il 10 novembre 1970 fa la sua promessa nell’Ordine Secolare, essendo ricoverata nello Istituto Alberoni di Venezia; Legge gli scritti dei Santi Carmelitani e sarà S. Teresina ad ispirarle profondamente: “In questo mese del dolce autunno, c’è il giorno dedicato all’amata sorellina S. Teresina del Bambino Gesù. Mi commuove tanto pensare con quella sua profonda, squisita delicatezza spirituale” (Diario, 1.10.1972).
Scrisse di lei uno dei suoi biografi: “Attraverso la fede è riuscita ad accettare se stessa, in quelle precarie e gravi condizioni fisiche e morali, ad accettare anche i sacrifici che gli altri compivano per lei, a essere loro sempre riconoscente, a rendersi utile per il prossimo, sofferente e non sofferente, con la preghiera, con la parola di conforto, con lo scritto, con l’offerta del suo quotidiano sacrificio come olocausto per la salvezza delle anime”. Valeria parte per la casa del Padre la mattina del 13 ottobre 1984. Nella lapide della sua tomba a Torreglia c’è una frase sua che riassume la sua missione in terra: “Vi scriverò dal cielo”.
4. Gino Bartali (1914-2000): "Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca" (parole a Andrea).

Ciclista vincitore di 3 Giri d’Italia (1936, 1937, 1948) e del tour de France (1938). Membro della Comunità OCDS san Paolino di Firenze (ammesso il 14 febbraio 1937 e fece la promessa definitiva il 4 dicembre 1938), riconosciuto dalla fondazione Yad Vashen a Gerusalemme nel 2013 “giusto tra le nazioni” per aiutare a salvare circa di 800 ebrei trasportando nei tubi della sua bici documenti e aiutando il card. Dalla Costa nel salvataggio di ebrei dal nazismo, addirittura percorrendo 380 km in un giorno per andare e tornare da Firenze ad Assisi nel 1943-44... Non ha mai raccontato questo, neppure a sua moglie. “Opere vuole il Signore” ci ha scritto la Santa Madre (7 Mansioni, 4, 7). 
Ma come era la sua vita di fede e di preghiera? Era chiamato “postino della pace”, oppure “Gino, il pio”.  Gino aveva a casa sua una cappellina dedicata a S. Teresina dove ogni tanto preti e frati hanno celebrato più di 300 messe, secondo il suo quaderno dei registri. Primo di una competizione importante chiamava il sacerdote per dire la messa e si raccoglieva in preghiera. In un foglio sciolto trovato nel suo libro di preghiere, scritto nel 3 agosto 1994, riferisce di una sua visita sua a Lanciano e tra altre cose scrisse questa semplice preghiera, la quale rivela un po’ il suo rapporto con Gesù: “… Dio ha voluto ancora una volta farmi conoscere cosa è la fede e cosa è la vita. Grazie Signore Gesù. Se vorrai tornerò una altra volta con più calma. A presto.”
PER PROSEGUIRE IL CAMMINO…
Con questo percorso ho voluto sottolineare l’importanza della preghiera autentica come sostegno nelle vicende pratiche della vita e approfondimento della vocazione-missione personale e, conseguentemente, dell’identità e missione specifica di ciascuno di loro (cf. art. 20 delle Costituzioni dell’OCDS).
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