sabato 22 febbraio 2014

Riceviamo una riflessione che sottolinea un aspetto importante del nostro carisma, la sua ecclesialità, il suo camminare in sintonia con la Chiesa. Lo ospitiamo sul nostro blog, con lo spirito che ci anima da sempre, quello di appartenere ad un'unica famiglia i cui contributi possono arricchirci reciprocamente.

Un incontro dal sapore profetico
di Sr. Montserrat della Croce, Carmelitana scalza

 Il primo giorno in cui abbiamo conosciuto Papa Francesco, avvenne qualcosa di miracoloso: l'immensa piazza di S. Pietro, gremita di fedeli che attendevano trepidanti, si trasformò all'improvviso in un'immensa cappella silenziosa ed orante in cui tutti recitavamo il "Padrenostro", come a ritornare alle nostre radici, alle fonti del Vangelo. I gesti (gli avvenimenti) che seguirono a quel giorno, avevano il gusto delle cose genuine, semplici, dal sapore autentico.

    In queste poche righe desideriamo ricordare alcuni dei suoi gesti, delle sue parole e dell'eco che ancora risuona in cuore al nostro padre Generale poiché, se nella mattinata del 7 febbraio, appena tornato dalla Corea, concelebrò con il Papa in Santa Marta (Vaticano), prima di questo fatto  -precisamente nel documento "Quale futuro per il Carmelo teresiano?"- ha avuto modo di esprimere le proprie idee e i propri sentimenti in perfetta sintonia con quelli del Santo Padre. 

Raccogliamo di seguito alcune delle sue intuizioni, che si fanno grido e profezia per il Carmelo e per tutta la Chiesa:
Una riforma, piuttosto che un semplice «aggiornamento» nella Chiesa
            
Padre Saverio, nel saluto iniziale all'ultimo incontro dei Provinciali europei (CEP) celebrato in Dublino, si è rivolto ai Provinciali con le seguenti parole: "Per molto tempo abbiamo pensato, e forse ancora oggi qualcuno lo pensa, che il messaggio fondamentale del Concilio fosse l''aggiornamento, il rinnovamento delle forme, dei linguaggi e delle strutture della Chiesa in consonanza con la cultura e la sensibilità del mondo di oggi In realtà, il rinnovamento non si attua soltanto attraverso un'apertura alla cultura del nostro tempo. La riforma - diceva von Balthasar - sarà solo frutto di una lotta appassionata per il nucleo stesso, e al vincitore toccherà in sorte, di tanto in tanto, una forma storica nuova.[1]
         "…la pacifica ma impetuosa rivoluzione che sta attuando Papa Francesco. La definirei una liberazione dello sguardo e della parola sulla realtà del mondo, e ancor più della Chiesa. Papa Francesco sta "gridando sui tetti" la verità della nostra povertà, non per condannarla ma, tutto il contrario, per ridire ancora una volta la stoltezza del Vangelo, che proclama beati i poveri, e lo scandalo dell'amore di Dio rivelato nel Cristo crocifisso.

La nostra identità: fondata nell'incontro profondo e trasformante con Gesù
            
Nella Evangelii Gaudium, al numero 33, il Papa dice: "La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del 'si è fatto sempre così'. Invito tutti ad essere audaci e creativi. (…) Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure ".
            E padre Saverio, nel citato documento, completa la riflessione del Papa: "Mi sembra che dobbiamo operare una sorta di rivoluzione copernicana. Generalmente pensiamo che il futuro dipenda da fattori esterni a noi, da qualcosa che succederà e cambierà miracolosamente la nostra situazione. Le infermità saranno curate, le vocazioni arriveranno, la crisi si risolverà..., non è questo che caratterizza i cristiani. Infatti, cos'è cambiato, dal punto di vista materiale, nella situazione dei discepoli di Emmaus? Si trovano esattamente nella stessa situazione di prima, soltanto hanno riconosciuto che il Risorto sta lì, in mezzo a loro, anche se nascosto alla loro vista. E' questo che ha aperto un nuovo cammino, che ha mostrato possibilità che prima sembravano (impossibili) non esistere. E' questo sguardo pasquale che ha rivelato il futuro della comunità, privata del Gesù terreno ma che crede nel Gesù risorto". (Quale futuro per il Carmelo Teresiano?)

Una priorità: «curare le ferite»
            
Quanti media hanno ricordato le parole del Papa: «Vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. (...) Curare le ferite ... curare le ferite...». E ha proseguito sul tema abbondando in discorsi, omelie, ecc., denunciando tutto ciò che, dentro la Chiesa, suona come pettegolezzo, invidie, lotte di potere, maldicenze, e questa "mondanità" che c'impedisce di essere sale e lievito per il mondo.
   Di questo parla anche padre Saverio nel suo documento (Quale futuro...?): "Se cerchiamo una risposta alla domanda che ci siamo fatti sul futuro del Carmelo Teresiano, credo che la troveremo affrontando un cammino non identico, ma analogo, a quello percorso dalla nostra Santa Madre Teresa. La tradizione l'ha chiamato Cammino do perfezione. Io lo chiamerei "metodo di cura", ben sapendo che ciò implica l'umile riconoscimento della nostra corruzione... E' un cammino a cui dobbiamo animarci comunitariamente e nel quale avremo bisogno di sostenerci gli uni gli altri... Solo a partire da un'identità sana si possono trovare risposte."

Il consacrato: presenza profetica nella Chiesa
           
 Il padre Saverio, ogni volta che c'invita a vivere da dentro il carisma, si rende conto che la Chiesa di questo tempo, e noi stessi, abbiamo bisogno di prendere coscienza del peso del nostro carisma, della profezia che ci hanno lasciato in eredità i nostri Santi Padri. Questo stesso richiamo d'attenzione lo troviamo nella risposta del Papa a P. Spadaro, sj: "Che posto specifico hanno oggi nella Chiesa i religiosi e le religiose?"
 "I religiosi sono profeti - ha risposto - Sono coloro che hanno scelto un modo di seguire Gesù, che imita la sua vita, la povertà, la vita comunitaria e la castità. In questo senso, i voti non possono convertirsi in caricatura, perché quando ciò accade, per esempio, la vita di comunità diventa un inferno e la castità una vita da scapoli... Un religioso non deve mai rinunciare alla profezia... Perché in realtà il suo carisma è di essere lievito: la profezia annuncia lo spirito del Vangelo"

Vivere il momento presente come una chiamata alla conversione
            
Con tutto ciò, stiamo cercando di dire che il semplice saluto e l'incontro a Santa Martase li valutiamo alla luce di ciò che abbiamo detto finora, ci rendiamo conto essere più di un semplice incontro: per le affinità che ci sono nell'orizzonte dei loro sguardi, per le convinzioni profonde che li animano, per il modo semplice, fraterno, sincero con cui si presentano... Potremmo dire che è un incontro dal sapore profetico, per quanto anticipa e annuncia, poiché entrambi, dal proprio specifico posto e responsabilità ecclesiale, sono testimoni di uno stile che la Chiesa sta chiedendo a gran voce, son due torce orientate (rivolte) verso la stessa direzione.
  Padre Saverio, attraverso le parole e gli scritti, sta cercando di farci vedere che stiamo attraversando un momento particolare dello Spirito, anche grazie a Papa Francesco. Non dobbiamo sospirare un Vaticano III o rimpiangere nostalgicamente il II, quando abbiamo davanti l'occasione di tradurre tutto questo in realtà. Non si tratta di andare alla ricerca di novità teologiche, che sicuramente verranno alla luce quando si affronteranno i gravissimi problemi che ci sono nella Chiesa, ma di gustare, vivere veramente, sfruttare questo momento specialissimo... tanto per la Chiesa quanto per l'Ordine.