domenica 26 maggio 2013

Corso di formazione 2013

“LA FIGURA DEL FORMATORE 
NEL PERCORSO DI ACCOMPAGNAMENTO DI FORMAZIONE”
Verona, 24-26 maggio 2013

Temi proposti da P. Giampietro De Paoli, stimmatino:
Quali sono i criteri indispensabili per un corretto discernimento vocazionale?
Quale le relative metodologie per attuarli?

Padre De Paoli, da sempre, ha sentito “suoi” i Maestri e Dottori della Chiesa San Giovanni della Croce e Santa Teresa di Gesù, oltre a Santa Teresa di Gesù Bambino, e ben presto nella sua vita incontra le figure della Beata Elisabetta della Trinità e di Santa Teresa Benedetta della Croce -Edith Stein- , ricchezza di scienza e santità insieme.

 Il tema del corso necessita subito di qualche premessa sulla libertà cristiana:
a) Libertà e appartenenza
b) Quali le vie della libertà?

La legge è liberante solo se accompagnata dall'amore. Libertà e amore sono termini chiave per la comprensione del Mistero di Cristo!La legge è una componente, è una strada illuminata dalla ricchezza che il Padre ci fa arrivare, la legge nutre la libertà quando si osserva l'amore.
Ognuno di noi vive con la caratteristica irripetibile che ogni persona ha: il suo “dna”. Possiamo allora dire che “persone” lo siamo nella misura della libertà e dell'amore che riusciamo a dare alla vita, ma la vita non va subita, ma scelta, anche in quello che può essere tremendamente duro.
Via per la libertà è l'appartenenza a Cristo, l'essere con Lui nella volontà del Padre.
Quando diciamo “appartenenza” dobbiamo pensare che questa si arricchisce ogni volta che qualcuno vuole entrare nell'Ordine Carmelitano Secolare. Ma ogni appartenenza ha un suo “linguaggio” ed è autentica nella misura in cui è liberante: la libertà non può essere soffocata nemmeno dal contesto più chiuso, se è qualificata dall'amore di Cristo.
Uno dei criteri “fondamentali” è partire dalla unicità e diversità di ogni persona, che è un “Dono per..”, ma è anche una persona che deve rendersi accoglibile, quindi intonarsi.
Gesù, nel dono totale per l'umanità, accompagna ogni uomo e ogni donna, così anche noi per aiutare un corretto discernimento vocazionale dobbiamo condurre al riconoscimento della propria identità e vocazione.
La PARTENZA è il rispetto di ogni persona, dove “rispetto” presuppone il conoscere la persona in profondità, consapevoli che la volontà di Dio nasce dagli avvenimenti e dalla storia. Gli avvenimenti sono l'alfabeto di Dio. Negli avvenimenti viene fuori l'amore, prima della volontà di Dio, ma è proprio il lavoro di chi aiuta a discernere, far riconoscere l'alfabeto di Dio, perchè Dio “lavora” sempre: come le poesie o le note musicali, così gli avvenimenti diventano il canto di un santo o il pianto di pentimento di un peccatore.
Tutti questi sono elementi costitutivi di un progetto di discernimento sulle persone.

LE VIE DELLA LIBERTA':
Etty Hillesum, ebrea convertita al cristianesimo e morta ad Auschwitz nel novembre del 1943, scrive nel suo Diario: “Le cose che sono intorno a noi non le possiamo cambiare, ma possiamo cambiare gli occhi e il cuore con cui le guardiamo”. Etty ci dimostra come anche il campo di concentramento può diventare luogo di vita, via alla libertà.

Certo è difficile discernere la volontà di Dio, ed è doppiamente difficile aiutare a discernerla: coloro che hanno il compito di guidare le persone verso questo discernimento, devono sapere di dover obbedire due volte, aiutandole ad essere se stesse e a diventare ciò che Dio ha seminato in queste persone. Poi c'è la LIBERTA', che vuol dire “illuminare” le cose finchè diventino amabili, mostrando le vie da percorrere. La libertà va salvata, nutrita, è come una pianta.
La vita religiosa, sacerdotale diviene appetibile quando incontriamo persone che lasciano uscire da loro la GIOIA  di essere tali.

FORMAZIONE E ACCOMPAGNAMENTO:
Il Formatore deve cogliere ciò che il formando ha, ma deve anche formarlo, rispettando il respiro delle persone, ma anche “lavorandole”, arrivando alla meta coltivando.
Dominare sì, ma come il pastore le sue pecore, il contadino il campo, il giardiniere i fiori.
Dobbiamo portare i “doni” nella spontaneità,  nella voglia di fare, così si passa dal dover fare al voler fare: il discernimento è tutto al servizio di questo passaggio, saper comporre la singolarità di ognuno!
Se ci fosse davvero l'accompagnamento vocazionale, non uscirebbero tante persone dai conventi e dai seminari, perchè occorre “misurarsi” con ciò che si vuol scegliere.
Del resto -tutti noi- siamo dei chiamati fino all'ultimo giorno della nostra vita, il Signore chiede di essere servito in ogni tempo.