Ha
avuto inizio la prima tappa della Scuola laboratorio nazionale di formazione
online. Al centro dell’attenzione la fedeltà
all’identità secolare carmelitana e la responsabilità nel vivere quotidiano.
La riflessione con la guida di padre Aldo Formentin ocd, Assistente nazionale
dell’ocds, ci ha offerto spunti importanti per far ripartire la formazione
nelle nostre comunità, con una consapevolezza maggiore della nostra vocazione,
del come possiamo testimoniarla nella nostra vita e agli altri. La presidente nazionale
dell’ocds Linda Levi che ha presentato l’iniziativa promossa dal Coordinamento
interprovinciale, ricordando l’importanza di una limpida testimonianza della
nostra vita carmelitana, perché noi potremmo essere per qualcuno l’unico
Vangelo e l’unico specchio della spiritualità carmelitana nella sua vita. Non
possiamo sprecare una tale occasione: essere lo strumento con cui Dio avvicina
qualcuno a Sé. Se il Signore ci ha riunito in una fraternità, ciascuno con un proprio
talento, un dono diverso da mettere in condivisione, tutti -una volta in
possesso di una completa conoscenza della nostra spiritualità- possiamo aiutare
i formandi a crescere. Ed essi potranno testimoniare, a loro volta, la bellezza
e la ricchezza del vivere il carisma carmelitano nella quotidianità. In questa
prima fase si porrà l’accento sugli elementi base che un formatore dovrebbe
possedere per svolgere proficuamente l’azione formativa. Dei quattro interventi
previsti (fino a settembre) il primo è stato guidato da P. Aldo Formentin che
ha cercato di spiegare l’importanza di “prendere
coscienza dell’impegno personale che l’appartenenza al carisma carmelitano
richiede nella vita quotidiana”.
Gli oltre 290 i partecipanti al laboratorio, con l’aiuto informatico di Lorenzo Barone, venerdì 31 gennaio hanno seguito la prima conferenza in cui p. Aldo ha invitato a soffermarsi su quattro aspetti che caratterizzano il discernimento sia personale sia dei formandi: la fedeltà e l’identità carismatica; la responsabilità e la costanza nella quotidianità e, infine, il mettersi alla scuola dei santi
La fedeltà e l’identità carismatica. Bisogna partire dalla consapevolezza che prima di tutto esiste l’incontro con Dio. È lui che ci ha chiamati alla vita, a viverla come cristiani (con il Battesimo) e a portarla a compimento verso la santità, con il cammino della vocazione al Carmelo (altro dono di Dio). Come nella storia di Abramo anche nella nostra c’è l’iniziativa di Dio. Il Vangelo di Giovanni ci ricorda che Dio è anche il primo ad amare. E noi accogliendo, con consapevolezza questo amore, impariamo ad amare e a comprendere di dover amare come Lui ci ama. Ma la domanda da porci è: abbiamo incontrato realmente il Signore? E abbiamo compreso la necessità di rispondergli, anche attraverso questo cammino, ravvivando in noi questo primo incontro? Ha spiegato p. Aldo: Fedeltà è essere e coerenti nel mantenere gli impegni presi, gli obblighi assunti, i legami stretti tra due realtà. Se consideriamo, quindi, il carisma le due realtà in relazione tra loro sono il Creatore-Spirito Santo e la sua creatura, noi. La fedeltà a quest’incontro – ha spiegato - diventa una necessità di vita. Cerchiamo di comprendere allora come è nata la nostra vita al Carmelo. È una verità da tenere sempre viva nella nostra coscienza e dobbiamo assolutamente chiederci se il Signore l’abbiamo incontrato così come Abramo ha incontrato Dio, così come Mosè parlava con Lui. Per farci comprendere meglio questo punto p. Aldo ha fatto riferimento a ciò che scrisse Papa Benedetto XVI nell’introduzione alla sua prima enciclica la “Deus Caritas est”
“All’inizio
dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea bensì
l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo
orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI).
Non
bisogna mai smettere di chiedersi (e di cercare di capire in coloro che ci sono
affidati) se la vocazione al Carmelo sia partita o no dall’incontro vero con il
Signore (suggerimento dello spirito o invito a incontrarlo da parte di
qualcuno). È suggerimento soprattutto a chi deve formare: Chi si è avvicinato,
ha incontrato realmente il Signore? E come continua a incontrarlo nella propria
vita di carmelitano? Perché Dio è l’unico in grado di orientarci, perché Dio
continua a parlarci attraverso il suo spirito. Così nasce la sequela di Cristo,
come ben spiega l’art. 10 delle nostre
Costituzioni:
nell’accettare gli insegnamenti di Gesù ci si consegna
alla Sua persona. Non bisogna aver paura di far comprendere che la Promessa è un vincolo che accettiamo,
come è indicato negli articoli 12 e 16
delle nostre Costituzioni. E allora: Ci
siamo realmente consegnati a Lui? chi
fa formazione parla responsabilmente per conto di Gesù? Dà voce a ciò che il Signore
vorrebbe dire a chi è ha chiamato al Carmelo? Molto importante il riferimento
ai versetti dell’Apocalisse che mettono in guardia dalla tiepidezza, dal non
alimentarsi più alla Sorgente (Ap 3, 15-16 e Ap, 2, 4-5). Questo riguarda i
formatori ed i formandi. Occorre disponibilità a lasciarsi lavorare se si vuole
vivere della patria del Carmelo.
Il
secondo passo illustratoci riguarda la
responsabilità e la costanza nella quotidianità. I punti fondamentali della
nostra vocazione al Carmelo crescono in esperienza di vita. è il passaggio dall’ideale
al reale, dalla teoria alla pratica. La vita quotidiana ci mette alla prova. L’art.
12 delle Costituzioni ricarda come con la Promessa si viene a far parte di una comunità con un vincolo ( i consigli
evangelici) poiché abbiamo chiesto e ottenuto di far parte dell’Ordine, che è
una realtà ecclesiale. Questa promessa ci fa aderire all’amore che Dio ci dona e
siamo chiamati ad esserGli fedeli, giorno per giorno, con un’amicizia sempre più profonda. Questo è importante: non sentir parlare dell’orazione
a tu per tu con Dio, ma a farla.
Padre
Aldo ha lanciato una provocazione: ma noi facciamo l’orazione mentale
quotidiana? se la trascurassimo è come se non alimentassimo mai quell’io-Tu che
con la promessa abbiamo non solo accettato ma abbiamo promesso di coltivare. Dio
ci aspetta, la nostra vocazione non può vivere senza questa intimità divina.
Alla scuola dei santi. Nella lettera agli Ebrei San Paolo dice “Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa” (10,36). Come essere costanti in questo cammino? Lo ricorda nel suo libricino “Partecipi dello spesso carisma” p. Anastasio Ballestrero ocd : i membri del popolo di Dio, specialmente i più impegnati, i più coerenti, i più seri… si rivolgono a quei santi che sono più ricchi di dottrina e che, per la loro storia e i loro carismi spirituali sono padri di anime e patriarchi dello spirito”.
Abbiamo
grandi esempi nel Carmelo. Approfondire (senza erudizione, ma con desiderio di
conoscenza e di familiarità) la loro vita ci aiuta a progredire. Nel libro La vita mariana nel Carmelo Maria Eugenio del Bambino Gesù scrive “Maria è per l’eccellenza la regina del Carmelo…l’esempio
vivo delle virtù specifiche del carmelitano, l’universale mediatrice di grazia
presso suo figlio, sorella madre e patrona del carmelitano. Di conseguenza
questi deve amare teneramente, imitare con fedeltà Maria e vivere in intimità
perfetta con lei per raggiungere l’intimità con Dio”. P. Aldo ha citato ancora S. Teresina, ma soprattutto fra Lorenzo
della Risurrezione una presenza nel
Carmelo che frequentiamo spesso proprio perché ci porta a vivere nella
quotidianità la vocazione che il Signore ci ha dato : fra Lorenzo ci
insegna a vivere alla presenza di Dio a vivere il dono di Elia. Dice il nostro
frate che se uno non sa vivere alla presenza di Dio deve impararlo. E spiega: Bisogna adattarsi, rendersi adatti a stare
alla Sua presenza, a far conto della sua presenza credendo che Gesù ci ha detto
che “nulla è impossibile a Dio”.
Torniamo
al punto fondamentale, l’intimità con Dio (S.
Teresa, Vita 8,5), l’incontro con Lui da ravvivare, continuamente. Dio
s’incontra nei Sacramenti, nella Liturgia delle Ore e soprattutto nell’orazione
mentale, caratteristica della nostra vocazione, che è la mezz’ora di colloquio
personale con il Signore. Quel tempo che riserviamo ogni giorno all’incontro
con Gesù, un tempo che possiamo anche suddividere nel corso della giornata in
più momenti, ci educa alla consapevolezza di essere al cospetto di una Persona
reale. Esserne consapevoli, rivolgerci a Lui in qualsiasi momento o luogo
trasforma la nostra vita in una preghiera continua. La vita per il carmelitano è,
infatti, una vita di preghiera, nata dall’incontro con Cristo, dal sentirsi
amato da Lui, dal desiderio di corrispondere a questo amore, alla fiducia che
egli ci ha dimostrato con fedeltà. E
soprattutto “mettendo amore in tutto”.
Facciamo
tesoro di questa prima importante riflessione. A marzo l’appuntamento prosegue
con p. Fausto Lincio e il tema degli Elementi di discernimento vocazionale nell’ocds.
Stefania De Bonis ocds