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sabato 14 ottobre 2023

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 

Da questa parabola voglio solo prendere il dato più importante. Un dettaglio che sembra arrivare d’improvviso, a compromettere la magnanimità di quel re tanto generoso (Dio) che invita chiunque alle nozze di suo Figlio (Gesù Cristo). I suoi servitori avevano radunato cattivi e buoni incontrati nei crocicchi delle vie e in ogni luogo, e li avevano chiamati a quelle nozze uniche e speciali. La sala del banchetto era piena di commensali e il re ne era molto contento.

 Entrato, però, a salutare i commensali vide uno che non indossava l’abito di festa e gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?”. Questi non aprì bocca e, allora, il re disse ai servi “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".

 Che è successo?

Improvvisamente, quel re tanto buono, generoso e amabile, diviene duro e, agli stessi servi che aveva mandato a cercare anche questo pover’uomo, dice: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; dove si piange e si muore di freddo”. Un cambio di umore che ci turba e non ce lo aspetteremmo da pare di Dio, rappresentato da quel re della parabola. La sua grande generosità sembra spegnersi in una intransigenza inaspettata ed esagerata. Ci viene spontanea una domanda: Non dovrebbe essere più indulgente, quel re che rappresenta Dio Amore?

 La spiegazione però è più semplice di quanto si possa supporre. Basta pensare a come è avvenuto il reclutamento dei commensali. Quasi tutti erano stati chiamati, senza preavviso, mentre stavano per strada o nei campi, vestiti come si trovavano in quel momento. Sicuramente, non pronti per presentarsi a una festa, tanto meno a una festa di nozze di quel rango. Anche se qualcuno avesse potuto permetterselo, non avrebbe avuto il tempo per trovare qualcosa di conveniente.

Bisogna supporre, allora, che i servi non li avevano introdotti nella sala del banchetto, se non dopo averli lavati, profumati e vestiti con l’abito da festa adatto alle nozze del principe. Che festa sarebbe stata, piena di gente vestita con gli abiti da lavoro e i cattivi odori di questi poveri trovati nei crocicchi delle strade?

 Infatti, quando il re entrò a salutare i commensali, solo uno era lì, senza l’abito da festa. Gli altri erano tutti ben agghindati e profumati.

 Alla luce di ciò, la reazione del re – anche se rigorosa – risulta pienamente giusta. Perché quest’uomo – mentre tutti si erano lasciati vestire per le nozze – ha voluto sedersi a mensa con i suoi panni sporchi? Non poteva essersi lasciato lavare, profumare, rivestire ed entrare alla festa come tutti? No, aveva preteso entrare al banchetto con i suoi stracci, senza pensare che, con la sua testarda presenza, avrebbe rovinato tutta la festa.

 Anche il ladrone crocifisso accanto a Gesù era coperto soltanto di furti e rapine, ma aveva saputo chiedere di essere rivestito della misericordia, e le porte della festa si erano subito aperte. “Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43), gli aveva detto Gesù. Non portava nulla di buono, ma aveva accolto con umiltà ciò che il Signore – in qualche modo riconosciuto come salvatore – aveva potuto dargli, cioè, il perdono. E – a differenza di quel povero orgoglioso della parabola – fu il primo dei salvati.

 

Da quel dettaglio apparentemente severo della parabola viene, dunque un invito a lasciarci salvare, come hanno fatto tutti i santi, tra cui Teresa d’Avila, la cui festa si celebra oggi, domenica 15 ottobre 2023.

“Ormai la mia anima si sentiva stanca e voleva riposare, ma le sue perverse abitudini glielo impedivano”, racconta nel libro della Vita. “Mi capitò”, continua, parlando di ciò che le avvenne nel 1554, quando già aveva 39 anni e venti di vita religiosa, che “entrando un giorno in oratorio, i miei occhi caddero su una statua che vi era stata messa, in attesa di una solennità che si doveva celebrare in monastero, e per la quale era stata procurata. Raffigurava nostro Signore coperto di piaghe, tanto devota che nel vederla mi sentii tutta commuovere perché rappresentava al vivo quanto Egli aveva sofferto per noi: ebbi tal dolore al pensiero dell’ingratitudine con cui rispondevo a quelle piaghe, che parve mi si spezzasse il cuore. Mi gettai ai suoi piedi in un profluvio di lacrime, supplicandolo a darmi forza per non offenderlo più”.    
(Vita 9,1).

 p.Bruno Moriconi ocd


 

Santa Teresa di Gesù



Avila 1915 – Alba de Tormes 1582