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sabato 16 dicembre 2017

Gioite, un cristiano non può non gioire

III Domenica di Avvento – Gaudete!
Meditiamo con p. Giorgio Rossi ocd
Oggi la liturgia della Chiesa ci invita al gaudio, alla gioia … è la domenica detta “gaudete” (dall’“incipit” dell’antifona d’ingresso della Messa) perché è tutta pervasa da una certezza di compimento, da una certezza di vicinanza del Signore. Il rosa è il colore dell’aurora e per questo i paramenti liturgici hanno oggi questo colore; l’aurora della salvezza, del mondo nuovo, è alle porte perché il Signore bussa e desidera solo che noi gli apriamo le porte della nostra vita (cfr Ap 3, 20).
“Rallegratevi” ci ripete oggi la Chiesa … e dicendoci questa parola ci fa interrogare sullo stato della nostra gioia cristiana. L’apostolo Paolo nel passo della Prima lettera ai cristiani di Tessalonica che oggi si proclama, ci indica una via quotidiana da percorrere come credenti: Sempre gioite, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie. Insomma lo spazio della vita del cristiano è pervaso da una gioia radicale e da un profondo senso di stupita gratitudine e, poiché il credente riconosce che questa gioia, questi doni, questo stupore che fanno bella la sua vita vengono da Dio, ecco che non può essere altro che un uomo eucaristico , cioè, un uomo del ringraziamento; quando poi cerca la fonte di quella gioia e di quello stupore che rendono “altro” la sua vita, il credente non può che riconoscere che quella fonte è solo e sempre una persona: Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, Messia e Salvatore. E’ così: per il cristiano la fonte della gioia è Gesù che è presente anche se, nell’oggi, la sua è una presenza celata, una presenza che non si impone nell’evidenza. E’, infatti, sempre vero quello che il Battista, che oggi è ancora protagonista di questa terza tappa d’Avvento, dice con ferma certezza: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete … Il Battista indica così una presenza celata ma non per questo meno vera.
La presenza di Cristo pervade la storia ma si coglie solo nella fede e per grazia; dare credito a questa presenza nascosta è aprire la vita alla causa più radicale di gioia: Dio è con noi! E, se questo è vero, anche nella tribolazione, del dolore e perfino nella morte, possiamo dire con cuore pacificato: Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? (cfr Rm 8,31). E allora la gioia può fiorire anche tra le lacrime, anche tra le contraddizioni perché è una gioia che non dipende in alcun modo dal mondo, ma solo dal Cristo!
Nel quarto evangelo ci sono due cose che sono del Cristo e sono diverse assolutamente da quelle del mondo: la pace e la gioia. Infatti Gesù nel quarto evangelo parla della sua gioia e quella stessa sua gioia Gesù la mette nel cuore dei suoi … si badi che questa parola sulla gioia è consegnata alla Chiesa nell’imminenza della passione! Non è allora una gioia “facile”, da buontemponi, da scanzonati allegri perché tutto va bene … è la gioia che deriva da Cristo e dal suo amore e che diviene evangelo !
Il cristiano, pervaso da questa gioia, è infatti lui stesso un evangelo, una bella notizia. La bella notizia è che la gioia può mettere radici anche in questa “valle di lacrime” perché la causa è solo Gesù e Gesù presente. L’uomo della gioia è come il servo di cui canta il Libro di Isaia; è consacrato per una sola cosa: per portare la bella notizia della libertà, della consolazione, della misericordia senza condizioni! Il servo proclama questo evangelo rivestito di gioia: Gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio … è questa gioia che rende credibile l’evangelo! Senza gioia l’evangelo è irriconoscibile, perde la sua forza rinnovatrice, la sua forza d’attrazione.
E’ la gioia di una via certamente esigente e lontana da ogni mezza misura, ma è gioia vera perché legata ad una presenza di Dio che brucia dentro e legata ad un sapore diverso e sensato che così la vita assume.

Il Battista, nelle parole dell’Evangelo di Giovanni che la Chiesa ha scelto per questa terza tappa dell’Avvento, ci è presentato come il testimone della luce, come il profeta che ha saputo leggere la volontà di Dio ed ha piena consapevolezza della sua identità; Giovanni sa chi non è ma sa anche chi è … e, sapendo chi è, sa pure cosa deve fare. L’austero profeta del Giordano è qui profeta della gioia e testimone della gioia. E’ testimone di una presenza, come dicevamo, nascosta ma reale e luminosa. Giovanni sa di non essere lui la luce ma sa anche di dover aprire varchi alla luce vera … e la luce è simbolo potente di gioia.
La profezia è questo: saper ascoltare Dio e dire, di conseguenza, parole di senso alla storia, leggere la storia e scoprirvi le tracce di Dio … il Battista è consacrato con l’unzione profetica per preparare l’irruzione gioiosa della luce, la sua profezia però ci appartiene perché anche noi siamo stati unti dallo Spirito per la profezia e per la testimonianza. Cose queste che costano, ma che non possono essere eluse da chi davvero ha conosciuto Cristo Gesù. Quando quella presenza nascosta si è rivelata alle nostre vite (a volte per attimi brevissimi ma luminosi!), quando abbiamo sentito la sua carezza nella tribolazione, la sua forza nella nostra debolezza, la sua parola nei silenzi più profondi, allora abbiamo compreso che nulla poteva più essere come prima e che quella presenza nascosta, non evidente, doveva essere testimoniata ed annunciata con forza e con coraggio, a qualunque prezzo, come il Battista che ha il coraggio e la parresia di dire dei no netti e dei sì altrettanto netti. Allora abbiamo capito di dover essere testimoni di una gioia e di una presenza che sempre attendiamo e che colora d’aurora anche i giorni in cui il mondo crede più al tramonto e alla notte che alla luce! Viene nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. E’ così! Cediamo il nostro cuore alla gioia!