“Tutti nella Chiesa, proprio perché
ne sono membri, ricevono e quindi condividono la comune vocazione alla santità.
A pieno titolo, senz’alcuna differenza dagli altri membri della Chiesa, ad essa
sono chiamati i fedeli laici…” (Chl
16).
L'Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi già fa menzione
della Beata Josefa Naval Girbès nata l’11 dicembre 1820 ad Algemesì in
provincia di Valencia (Spagna), la quale fece parte del Terz’Ordine della
Vergine del Carmine e di Santa Teresa di Gesù e della Venerabile Anita Cantieri nata
a Lucca il 30 marzo 1910 e accolta
nel Terz’Ordine Secolare Carmelitano con il nome di Teresa di Gesù Bambino.
Valeria
Carta è un’altra figura laica
carmelitana a favore della quale è
in itinere il processo per la beatificazione, a cura della “Postulazione
delle Cause dei Santi” della Diocesi di Padova (Postulante è Mons. Pietro Brazzale).
Valeria, grazie all'esempio di Santa Teresa di Gesù
Bambino, imparerà il vero spirito missionario: «Anch’io voglio essere una piccola missionaria per offrire la mia
sofferenza per i fratelli Ministri della Madre Chiesa, così la mia debolezza
umana non sarà insopportabile, ma sopportabile…».
Con coraggio affermerà: “diventando terziaria carmelitana sarò sposa
di Cristo Eucaristia», «Le mie piaghe non sono più piaghe, ma gioie!».
Attraverso questo breve profilo cerchiamo di vedere insieme come il
suo essere carmelitana secolare abbia rappresentato per lei un vero impegno di vita. E per noi una grande testimonianza.
Chi entra nel Cimitero di Torreglia in provincia di
Padova e si accosta alla sua tomba rimane colpito dalla frase “VI
SCRIVERO’ DAL CIELO”, scritta sul libro marmoreo adagiato alla sua
lapide. Le parole sembrano quelle di una lusinghiera promessa, quasi a volere garantire che continuerà
a scrivere numerose lettere così come aveva fatto durante i suoi lunghi anni di
sofferenza… E’ una promessa viva e
vera che Valeria farà ai suoi familiari, ai suoi amici e ai sofferenti come lei
ai quali in vita ha saputo dare un sorriso, e un conforto pur nella sua lunga e
dolorosa malattia.
La sua esistenza terrena dura 43 anni, dal 1941 al
1984, dei quali 25 trascorsi nella sofferenza, tra il letto e la carrozzella,
paralizzata agli arti inferiori, sottoposta a numerosi interventi e a
ininterrotte cure in vari Ospedali ed Istituti. Con la grazia di Dio, riesce ad
accettare progressivamente il disegno divino circa la sua vita, trova, quindi,
la forza di volontà di rendersi utile al prossimo, scrivendo lettere (circa
500) a molte persone laiche e religiose, inferme e sane, per confortarle, incoraggiarle,
consigliarle, diventando loro confidente e quasi guida spirituale.
Valeria nasce a
Torreglia (Padova) il 4 ottobre 1941 in sana e robusta costituzione.
Il 6
giugno 1948 fa la Prima Comunione ed il 6 luglio dello stesso anno la Cresima. A
12 anni comincia a prestare servizio come domestica presso famiglie agiate. Il 12
febbraio 1960 viene ricoverata all’Ospedale civile di Padova. Diagnosi: mielite
trasversa. Si tratta di una grave
malattia al midollo spinale.
Questa
sarà una data che per Valeria
resterà indimenticabile e ogni anno sarà ricordata nella sua corrispondenza,
prima con accenti di amara tristezza, poi con crescente abbandono in Dio e
sentimenti di riconoscenza.
Intuisce
la gravità del male dagli atteggiamenti dei medici e dalla preoccupazione dei
familiari. Avverte la distruzione dei suoi sogni più cari, ed ha, come è
naturale, momenti di reazione e gemiti di disperazione.
Racconta una signora che la vide in quella occasione: «chi avrebbe pensato nel vederla così bella,
nel fiore dei suoi diciotto anni e mezzo, che un morbo così crudele dovesse
colpirla».
Franca,
la cognata ricorda: «Quando mi sposai,
Valeria aveva 18 anni e mi aiutò molto ad organizzare il matrimonio; ma alcuni
mesi dopo, la grave malattia la colpì», «Valeria era una bella ragazza di una
bellezza diciamo “rara”. Alta un metro e settanta, molto ambiziosa, ma con dei
buoni principi, con un cuore d’oro, con un fare ingenuo come una bambina».
È costretta a riposare su un materasso ad acqua. Nel
luglio del 1961 fa il primo pellegrinaggio a Lourdes, accompagnata dal Fratello
Rodolfo, religioso guanelliano e dalla sorella Fidelia.
Il Cappellano del policlinico di Abano, Don Marcello
Pulze, scriverà:
«Ho conosciuto Valeria nel maggio 1963;
la ricordo triste. Era bella, snella, nel fiore della gioventù, bloccata,
incapace di muoversi, bisognosa di altri, umiliata nella sua esuberanza
giovanile, perciò triste, e non nascondeva la ribellione alla sua cattiva
sorte. Quando la vidi in Casa di cura di Abano, umanamente sentii un senso di
compassione; quando la udii parlare e raccontare il suo caso, spiritualmente
ebbi un sentimento di comprensione. Non mi meravigliava la sua ribellione,
capivo la sua tristezza e non avrei pensato che un giorno quell’amara tristezza
si sarebbe cambiata in gioia, in dolcezza, in sorriso, in carica di conforto e
di luce per chi, a prima vista, poteva solo compassionarla… E mentre noi,
piccoli uomini, alla luce della scienza medica, aspettavamo la fine, il
Signore, alla luce della fede, aveva progetti di vita, di grazia, di ricchezza
spirituale, di gloria…».
Nel 1968 viene ricoverata a Padova presso la Clinica
Dermatologica per «trapianto in regione
sacrale».
Il 10 ottobre 1969 entra nel Terz’Ordine Carmelitano
Teresiano Secolare di Venezia con la cerimonia della Vestizione, prendendo il
nome di Suor Imelda dell’Eucaristia. Qualche anno dopo il Padre Francesco
Cellerino, Carmelitano Scalzo, le suggerisce di chiamarsi «Suor Valeria dello Spirito Santo».
Il 10 novembre 1970 emette la professione della Regola
del Terz’Ordine Carmelitano (lei viveva già con il cuore nel Carmelo: le piaceva
quella vita).
Parlerà
spesso della Madonna del Carmelo, avrà contatti sempre più frequenti con le
Suore Carmelitane. Intanto continua i suoi pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto, ma anche il suo calvario fra ospedali e cliniche varie.
Conosce la signorina Marisa Cozzi di Venezia e stringe
con lei una profonda amicizia. Valeria vuole approfittare delle sue visite
settimanali non solo per mettere un po’ di ordine in se stessa e nella sua
stanza, ma per esercitarsi nella lingua italiana. Marisa accetta e per alcuni
anni (1971-1975) assegna dei temi alla sua cara “allieva” adatti alla sua capacità
e formazione spirituale, che poi correggerà, sottolineando gli errori di
ortografia, di sintassi e di espressione.
Nei
suoi scritti si noterà un progressivo perfezionamento dell’espressione, nel
contenuto, frutto senza dubbio delle istruzioni e delle correzioni ricevute
dall’amica “maestra”, Marisa Cozzi, ma anche della sua costante lettura e
riflessione.
Scriverà
con spontaneità e semplicità soltanto per comunicare al prossimo “infermo,
sofferente, povero e umile” i propri sentimenti, le proprie idee, senza la
pretesa di comporre un’opera letteraria.
“I suoi pensieri – scrive Padre Aniceto Martini – sono
come i fiori sbocciati spontaneamente nel suo animo coltivato dal Giardiniere
Divino nelle circostanze diverse della sua tormentata esistenza”.
Dal 1971 al 1979 tiene il suo Diario Spirituale in 173
fogli per illuminarci intorno alla scoperta della vita interiore, intensamente
vissuta come fedele Terziaria Carmelitana, fino ad offrire tutta se stessa nel
sacrificio quotidiano per la salvezza dell’anima propria e dei fratelli
infermi, a sostegno dei sacerdoti, dei missionari, delle anime consacrate,
della santa Madre Chiesa, secondo l’esempio delle sue sante predilette: Santa
Teresa di Gesù e Santa Teresa di Gesù Bambino.
Lei stessa sottolinea: «Non vorrei fare una storia della mia vita, scrivere cioè una specie di
memoriale in base alla mia esperienza ospedaliera; vorrei invece raccontare,
dire, far capire l’ebbrezza della vita vera: la scoperta di una vita interiore, la messa a punto di
un’esistenza, la serenità, la gioia di saper vivere nel proprio sacrificio».
Trascorrerà tanto tempo presso l’Istituto “Carlo
Steeb” degli Alberoni di Venezia. Ormai da tempo si è abituata a pregare
sempre, dovunque, per ogni circostanza, lieta o dolorosa che sia: preghiera di
abbandono in Cristo, di ringraziamento per i benefici ricevuti, di pentimento
per eventuali mancanze di implorazione di aiuto, forse più per gli altri che
per se stessa.
Il 26 agosto 1978 tutto il mondo cattolico è in festa
per la elezione del nuovo Pontefice Giovanni Paolo I nella persona del
Cardinale Patriarca di Venezia, Albino Luciani. E’ una festa anche per Valeria,
che scriverà: «ho sentito in me una
grande gioia meravigliosa da renderne lode al Signore per il suo nuovo Vicario.
Mi ha tanto colpito quando era cardinale per la sua umiltà e semplicità… Il Signore ferma la sua preferenza
sull’umiltà e semplicità del credente. A me fece capire di fare mie queste
virtù. Ho conosciuto personalmente il nuovo Papa…». E quando morirà, di lui
scriverà: «Ho accolto la notizia della
morte del nuovo Papa con mal di cuore …».
Diverse volte visiterà il monastero carmelitano “Sacro
Cuore” di Monselice, in compagnia delle sue amiche Marisa e Daniela, dove
incontrerà Suor Emanuela da Rold, figlia della signora Teresa da Rold, Priora
delle Terziarie Carmelitane di Venezia: «Mentre
si parlava in quel luogo così unico, vivo e silenzioso, ci sembrava di vederci
unite con il Signore…».
Angela Parisi, ocds (1- continua)