Nel corso dei secoli l’Ordine Carmelitano ha sempre
rappresentato, in seno alla Chiesa, un costante richiamo alla vita di
preghiera, essendo l’ORAZIONE il carisma caratterizzante e specifico di tale
famiglia religiosa. Oggi sentiamo spesso parlare di preghiera, quasi fosse un’usanza tornata di moda e, specialmente i
gruppi di recente formazione, si sentono innovatori in tale campo ed offrono i
loro bravi suggerimenti. Si autodefiniscono “Maestri di Preghiera”, stampano programmazioni, schemi dettagliati,
piste da seguire, ma nell’impatto con la realtà, risultano davvero pochi coloro che intendono seriamente perseverare e
trasformarsi in “preghiera vivente”: è molto più facile, infatti, discutere e
parlare di preghiera, che vivere quotidianamente di preghiera. Dobbiamo
prendere coscienza che la disponibilità alla preghiera, nasce da una chiamata percepita nell’angolo più
profondo del nostro spirito, che ci svela tutta la verità di quanto afferma
l’Apostolo Paolo e cioè che DIO, in Cristo Gesù, “ci ha scelti prima della creazione del mondo, per trovarci, al suo
cospetto, santi e immacolati nell’amore” (Ef 1, 4).
Una
tale scelta da parte di Dio, ci aiuta a comprendere quanto elevata sia la
predestinazione riservata ad ogni uomo
che, solo in tale ottica, può riuscire a realizzare pienamente se stesso. Il
Concilio Vaticano II ha messo più volte in risalto l’universale chiamata alla
santità ed al n° 19 della “Gaudium et Spes”, evidenzia chiaramente che: “L’aspetto più sublime della dignità
dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo
nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio”. La Chiesa infatti, sin dalle
origini, ha recepito tutto questo e, seguendo le indicazioni dei suoi più
autorevoli Padri, alla “necessaria Catechesi” per i catecumeni, faceva seguire
per gli iniziati, cioè per i cristiani maturi e già illuminati, una “Catechesi Mistagogica”, che consentisse
ai fedeli di accostarsi degnamente al santificante, vivificante e trasformante
MISTERO DIVINO, reso accessibile agli uomini per Grazia, tramite l’Incarnazione
del Verbo Gesù Cristo nostro Signore il quale, per amore,” si è fatto quello che noi siamo, al fine di innalzare noi a quello che
Egli è” (Sant’Ireneo). Nell’epoca attuale la “catechesi mistagogica”, intesa come iniziazione ai misteri della
fede che favorisca la comunione con Dio, è
stata abbandonata, cosicché, a poco a poco, il senso del sacro si è attenuato
nelle coscienze e l’uomo moderno va costruendosi sempre più un Dio a sua immagine e somiglianza, che poco o nulla ha in comune con il Dio di
Abramo, di Isacco, di Giacobbe, con il Dio che parlò a Mosè sul Sinai, ai
Profeti, ad Elia sull’Oreb. I Padri della Chiesa, avevano molto a cuore
l’approccio al Divino e si accostavano con tremore al Signore, percependo la
sua infinità e l’indicibile sua potenza e bellezza, come ci viene, così,
testimoniato da queste parole di San Gregorio il Teologo: “Un brivido mi prende la lingua, lo spirito e la mente, quando io parlo
con Dio e mi auguro che voi sperimentiate questa medesima lodevole e beata
impressione” (Oratio 39). Oggi più
che mai è importante tornare ad una spiritualità di “mistagogia”, cioè di formazione mistica che accosti al mistero di
Dio, per poter acquisire la capacità di lasciarsi prendere da Lui e disporsi ad
accogliere in dono quell’intelligenza penetrante, quella vera sapienza
necessaria per giungere al ”disvelamento”
della sua divina PRESENZA. Papa
Francesco nell’Esortazione Apostolica
“Evangelii Gaudium”, ha evidenziato la necessità di curare l’iniziazione
mistagogica nell’esperienza formativa e lamenta che ”Molti manuali e molte pianificazioni non si sono ancora lasciati
interpellare dalla necessità di un rinnovamento mistagogico”(EG 166). Aprirsi al mistero di Dio suscita nell’uomo
un atteggiamento di adorante preghiera, che fa insorgere nel suo animo il
desiderio di instaurare una vera e propria relazione con Lui. Presupposto indispensabile per disporsi
seriamente a seguire un itinerario di autentica preghiera contemplativa, è innanzi
tutto la CONVERSIONE, il cui indispensabile avamposto è la purificazione del cuore. La verginità del cuore si consegue
attraverso un ritorno fedele a Cristo, che ci invita a convertirci ed a
credere al VANGELO, cioè a Lui, come
rivelatore dell’amore del Padre. E’ in Lui, Alfa ed Omega della divina
Rivelazione, che ci viene consentito di stabilire un contatto personale con Dio
e di sperimentare, così, la sublimità di un rapporto, scaturito da un’efficace
sintonia tra il naturale ed il
soprannaturale.
I Santi Carmelitani, discendenti del
Profeta Elia, difensore del primato di Dio, si sono sempre nutriti di orazione contemplativa e, “chiamati a
vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e a Lui servire fedelmente con cuore puro e
buona coscienza” (Regola di S. Alberto), abitualmente si esponevano ai raggi della
Luce divina, traendone uno splendore permanente.
S. Teresa di Gesù e S. Giovanni della Croce, entrambi
Dottori della Chiesa e Maestri di vita spirituale, vengono considerati dei
grandi “mistici” proprio a motivo
delle loro esaltanti esperienze interiori. Essi meritano l’appellativo di “mistagoghi”, perché hanno saputo
trasmettere nella loro vita e nei loro scritti, ciò che hanno vissuto nella
loro perseverante ”orazione
contemplativa”, indicando agli altri la via da seguire per giungere, con
serenità, all’intimità divina . Sul loro esempio tanti
Santi Carmelitani, come Teresa di Gesù Bambino, Elisabetta della Trinità, Edith
Stein, contemplando il Signore nella preghiera, hanno scoperto la bellezza, la
gioia e la poesia dell’esistenza, nell’ineffabilità
del loro incontro con Dio.
Maria Teresa Cristofori ocds