Costituzioni OCDS III – B, nuovi paragrafi aggiunti al punto n° 24
“Diportiamoci sempre con VERITA’,
perché Dio è somma VERITA’”
(S. Teresa, cfr Castello VI, 10, 6)
I nuovi paragrafi aggiunti al n° 24 delle COSTITUZIONI OCDS III–B, approvati con decreto
dal Vaticano in data 07-01-2014 e
controfirmati dal Preposito Generale OCD Padre Saverio Cannistrà e dal
Delegato generale per l’OCDS Padre Alzinir F. Debastiani, rappresentano un
provvidenziale contributo per aiutare i Carmelitani Teresiani Secolari a vivere
e testimoniare in modo più autentico e concreto la COMUNIONE FRATERNA, da porre a fondamento di ogni nostra
relazione.
Al n° 24-a), viene
chiaramente ribadito che ”La persona di
Cristo è il centro della Comunità”.
Teoricamente siamo tutti concordi nell’affermare l’importanza di
tale “centralità”, ma realizzarla,
poi, a livello pratico non è davvero facile.
Occorre, innanzi tutto, che ogni membro OCDS si senta fortemente
attratto dalla bellezza e dall’amore Gesù e si renda capace di amarlo, ascoltarlo ed accoglierlo nella propria vita. E’ necessario, perciò, che
ciascuno si apra con fiducia a Lui, si impegni a conoscerlo, a capire chi è, e
si disponga ad entrare nella sua intimità, instaurando con Lui un coinvolgente
rapporto personale. Con il perseverante supporto della Parola di Dio, l’amorosa
amicizia coltivata nei confronti di Cristo, si tradurrà in sicura fonte di
conoscenza della sua Persona. In tal modo, i Carmelitani Secolari, potranno dare
testimonianza di Lui ai fratelli, non a motivo di un indottrinamento esteriore,
ma per averlo incontrato all’interno del proprio spirito, essersi lasciati conquistare ed aver sperimentato
che solo in Lui potranno trovare la vera libertà e salvezza.
Pertanto, i membri OCDS così formati, nei
loro periodici incontri, sapranno trarre ispirazione dagli Apostoli riuniti nel
Cenacolo con la B.V. Maria ed imitare i gruppi delle prime comunità cristiane, seriamente impegnate a vivere l’UNITA’ nella TRINITA’, in conformità
alla preghiera rivolta al Padre da Gesù: “Perché
tutti siano una cosa sola, come tu, Padre sei in me e io in te” (Gv 17, 21) . Ogni Comunità OCDS locale,
quale segno visibile della Chiesa e dell’Ordine, deve farsi portatrice di Gesù
e sentirsi chiamata a testimoniare nel proprio ambiente la COMUNIONE FRATERNA esistente tra i suoi membri, interpellati ad
assumere e a dar prova di vivere tale realtà
comunionale. Con l’emissione della PROMESSA, i Carmelitani Secolari si impegnano a “tendere alla perfezione evangelica, nello spirito dei consigli
evangelici, delle beatitudini e delle virtù cristiane” (n° 24–a). Tutto
questo comporta un itinerario di crescita e di maturazione spirituale, da
seguire ed osservare quotidianamente, affidandosi alla Grazia di Dio ed all’intercessione della B. V. Maria. Come ben sappiamo, la nostra S. Madre Teresa
di Gesù, con la Riforma da Lei operata, ha dato inizio ad un nuovo modello di
vita in comunità. Per
godere di quella pace interna ed esterna tanto raccomandata dal Signore, Ella
suggerisce alle sue Monachelle tre
importanti cose da osservare, molto valide ancora oggi e da mettere in pratica nelle nostre attuali Comunità OCDS: “La prima è l’amore che dobbiamo portarci vicendevolmente; la seconda il
distacco dalle creature; la terza la vera umiltà, la quale, benché posta per
ultimo, è prima ed abbraccia le altre. L’amore sincero che ci dobbiamo portare
scambievolmente, è assai importante, perché non vi è nulla di così difficile
che non si sopporti facilmente quando si ama”
(S. Teresa di Gesù, Cammino
di perf. 4, 4-5). In linea con il pensiero della nostra S. Madre, al punto n°
24-b) dei paragrafi aggiunti alle nostre Costituzioni, si evidenzia “l’importanza del mutuo aiuto nel cammino dell’orazione e del valore
dell’amicizia con gli altri nella comune ricerca di Dio”. Viene inoltre chiarito che le RELAZIONI
FRATERNE vanno segnate “dalle virtù dell’amore
vero, gratuito, libero, disinteressato, da promuovere ed elevare attraverso
la cultura, le virtù umane, la dolcezza,
l’empatia, la prudenza, la discrezione, la semplicità, l’affabilità,
l’allegria, la disponibilità”. Purtroppo, per la debolezza e fragilità
della nostra condizione umana, contrassegnata da egoismo, amor proprio,
desiderio di prevalere e di affermarsi, ci porta molto spesso, non verso un
necessario cammino di spogliamento, ma a pretendere solo dagli altri
l’esercizio di quei fondamentali valori sopra menzionati. Se ciascuno di noi
non si sottopone quotidianamente ad un attento esame di coscienza, attraverso
un severo ed obiettivo conoscimento di sé al fine di scoprire i propri limiti e difetti,
si incorre nel rischio di trasformarsi in giudici implacabili delle mancanze
altrui, provando un gusto particolare a denunciare ogni pur minimo errore
notato nel comportamento dei confratelli. In proposito, S. Teresa così ci mette
in guardia: “L’andare osservando negli
altri certe piccolezze, nuoce alla pace dell’anima e inquieta le sorelle. Il
maligno potrebbe molto guadagnare, introducendo l’abitudine della mormorazione” (1 M 2, 18).
All’interno delle comunità, non mancano persone sempre pronte a
criticare, di solito insoddisfatte, immature e frustrate da inconfessate
carenze, ma abili nel presentare ai superiori le loro rimostranze, magari unite
anche a lacrime, per rendere più credibili le loro “litanie delle lamentele”. Così le definisce Papa Francesco che, nel
discorso al Regina Caeli del 18 maggio scorso, ha rivolto e fatto ripetere per
tre volte al popolo riunito in Piazza S. Pietro, questo ammonimento: “Niente chiacchiere, niente invidie, niente
gelosie”. Coloro che hanno il compito di guidare, per non lasciarsi
coinvolgere e strumentalizzare, hanno bisogno di tanto discernimento e di
grande prudenza, rifuggendo dalla velleità di potersi ergere a paladini di
coloro che falsamente si presentano come più deboli, mentre invece sono, non di rado, mossi da invidia e gelosia.
Prima di giudicare, occorre sempre ascoltare anche il parere di chi viene fatto,
per invidia, oggetto di maldicenze, spesso mascherate da chi le pronuncia con
il pretesto del “fin di bene”. Non si
dia mai ascolto alle chiacchiere, altrimenti anziché farsi promotori di pace,
può capitare che siano proprio i capi ad alimentare contrapposizioni,
divisioni e contrasti all’interno del
proprio gruppo. Meditiamo quanto in
proposito ci viene ricordato al n° 24-d): ”L’autorità
locale presti il suo servizio nella fede, nella carità e nell’umiltà.
Aiuti a creare convivenza familiare e favorisca la crescita umana e spirituale
di tutti i membri. Spinga al dialogo, al sacrificio di sé, al perdono e alla
riconciliazione”. Pur tenendoci radicati e ben inseriti nella nostra realtà
ambientale, non smettiamo mai di volare
alto e di guardare a Gesù, la cui proposta non invecchia mai, poiché, come
afferma Papa Francesco al n°11 della sua ”Evangelii gaudium”: - Egli sempre può, con la sua novità,
rinnovare la nostra vita e la nostra comunità. – Più avanti, al n° 264, il
Papa aggiunge: -Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno
Gesù, di chiedere la sua grazia perché
apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale-.
Per vivere la comunione fraterna, occorre rifiutare ogni falsità e camminare
sempre nella verità innanzi a Dio e innanzi agli
uomini, sostenuti dalla vita eucaristica, dalla Parola di Dio,
dall’orazione contemplativa e soprattutto dall’incontro con Gesù, per lasciarci
affascinare da Lui e realizzare tra noi quella santità e fratellanza universale che Egli , con la sua Incarnazione, Morte e Risurrezione è venuto a donarci.
Caprarola, giugno
2014 Maria Teresa Cristofori (Presidente
provinciale OCDS romano)